Pil, l’Istat ora vede crescita zero. Disoccupazione record al 13,2%
by redazione | 29 Novembre 2014 10:33
ROMA Sono 3,4 milioni i cittadini senza un lavoro, 90 mila in più rispetto a settembre. L’Istat rivela una disoccupazione ai massimi storici dal 1977, pari al 13,2% a ottobre. Tra i giovani in 700 mila under 25 cercano lavoro (il tasso sale al 43,3%). A sorpresa, però, c’è una sostanziale e progressiva crescita degli occupati: più 122 mila tra ottobre 2013 e lo stesso mese di quest’anno. Se si paragonano i dati della disoccupazione nazionale a quelli dell’eurozona, l’Italia ha il peggior valore dopo Spagna e Cipro (e tra i giovani solo in Spagna hanno un dato più negativo del nostro). L’economia, inoltre, è ancora ferma: l’Istat indica stagnazione nell’ultimo trimestre del 2014 con crescita attesa pari a «zero», con un intervallo di confidenza compreso tra più 0,2 e meno 0,2%. L’anno si dovrebbe chiudere con un calo dello 0,3%. E se la stima della crescita «zero» dovesse trascinarsi per tutto il prossimo anno, il Pil nel 2015 avrà un segno negativo (meno 0,1% rispetto al 2014).
Ma dal governo arrivano segnali positivi: sono 400 mila i nuovi posti fissi (più 7,1% nel terzo trimestre dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2013) soprattutto nell’industria e nell’agricoltura, secondo un’anticipazione del ministero del Lavoro. Come possono aumentare sia i disoccupati che gli occupati? L’apparente contraddizione è spiegata dal fatto che l’incremento del tasso di disoccupazione va messo in relazione alla crescita di chi cerca lavoro: infatti gli inattivi calano di 377 mila unità, per l’Istat, perché più cittadini provano a non rimanere con le braccia incrociate.
Continua pure la deflazione: i prezzi sono scesi dello 0,2% a novembre rispetto a ottobre mentre sono saliti dello 0,2% nei confronti di novembre 2013. Il carrello della spesa (beni più acquistati) ha subito un rincaro dello 0,5% su base annua e dello 0,1 rispetto a ottobre. Ancora giù (come succede dall’inizio del 2013) i prezzi alla produzione dei prodotti industriali che scendono a ottobre dello 0,4% se paragonati con quelli di settembre e dell’1,2% su base annua. Intanto i ministeri del Lavoro e dell’Economia varano un decreto che stanzia altri 503 milioni per il finanziamento della cassa integrazione e della mobilità in deroga fino a fine anno. Dall’Irpinia il premier Matteo Renzi prova a vedere il bicchiere mezzo pieno: «Il tasso di disoccupazione ci preoccupa, ma guardando i numeri il dato di occupati sta crescendo. Da quando ci siamo noi ci sono più di 100 mila posti di lavoro in più». Poi aggiunge: «La disoccupazione è un problema che non ci fa dormire la notte: chi la nega è da ricoverare». Critiche roventi invece da Renato Brunetta (FI): «L’Istat certifica il disastro lavoro, che, dopo 9 mesi di governo, può ben dirsi il disastro Renzi». Serena Sorrentino (Cgil) rincara la dose: «Se non riparte il lavoro, il Paese non cresce: serve un piano del lavoro». Più duro Fabio Rampelli (Fdi-An): «Dopo questo nuovo fallimento, Renzi si dimetta». Se il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, dice di non essere sorpreso dai dati della disoccupazione perché «basta guardarsi in giro», Maurizio Sacconi (Ncd) ammette: «Siamo preoccupati: servono più liquidità e flessibilità». Taglia corto il sottosegretario Graziano Delrio: «Le chiacchiere stanno a zero: i posti di lavoro aumentano». Da parte sua, il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, sottolinea: «L’andamento del mercato segue quello altalenante di un’economia dove i segnali di ripresa debbono ancora fare i conti con una lunga crisi». E Filippo Taddei (Pd): «La riforma del Jobs act ha questo tra i principali obiettivi: favorire l’ingresso nel lavoro stabile».
Francesco Di Frischia