La Nato avverte Putin: «Pronti a sostenere una Ucraina sovrana»

by redazione | 14 Novembre 2014 8:14

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BRUXELLES «Sono tanti. Anche adesso, li stiamo osservando dal cielo: carri armati, mezzi blindati, cannoni, batterie contraeree, autocarri. Senza insegne. Colonne che vanno e vengono, avanti e indietro, dalla Russia all’Ucraina Orientale e lungo il confine. Ce lo confermano da terra anche gli osservatori dell’Ocse e i reporter locali: questo è un notevole concentramento militare».
Jens Stoltenberg, già primo ministro norvegese, è da poche settimane il nuovo segretario generale della Nato. Ma l’Ucraina, in queste ore quasi assediata dall’armata di Putin, non è membro della Nato.
Che cosa potrebbe fare quest’ultima se scoppiasse una guerra-invasione su vasta scala?
«Vero, l’Ucraina non è membro della nostra Alleanza. E noi siamo convinti che questo conflitto non possa avere una soluzione militare. Chiediamo alla Russia di rispettare il confine ucraino, di ritirarsi dall’Ucraina Orientale e di non appoggiare i separatisti, perché questo minaccia il cessate il fuoco e mina ogni soluzione politica: sembra un bis dell’operazione Crimea. Detto questo…».
Detto questo?
«Detto questo, la Nato sostiene e sosterrà la piena integrità e sovranità dell’Ucraina, confermate anche dall’accordo di Minsk».
Come?
«Per esempio, abbiamo già messo a disposizione di Kiev cinque fondi-trust (canali di finanziamento, ndr )».
State anche rafforzando i vostri dispositivi militari?
«Certo. La nostra attività è stata incrementata. La Russia ha triplicato le sue azioni militari rispetto a un anno fa. E noi abbiamo quintuplicato le nostre operazioni e attività di controllo, sempre rispetto al 2013».
Come, dove?
«Nella regione baltica è stato accresciuto il dispositivo di aerei e truppe imperniato sulla base di Lask, in Polonia. E abbiamo dispiegato più navi nel Mar Nero, più truppe nell’Est Europa. Abbiamo poi rafforzato il nostro gruppo di azione rapida, che oggi è al livello più alto dai tempi della Guerra fredda, in grado di intervenire ovunque con breve preavviso».
Questione di ore?
«Questione di giorni. Che comunque, in termini militari, non è poco».
Oggi Mosca ha annunciato di voler presidiare con i suoi bombardieri strategici i Caraibi, il Pacifico Orientale, insomma tutte le acque intorno agli Usa…
«Proprio come fa già ora intorno ai confini della Nato».
Continuano le vostre intercettazioni dei loro caccia e bombardieri?
«Non sono ancora entrati nel Mediterraneo, ma avvistiamo aerei russi verso Gibilterra o verso il Portogallo o la Svezia, e almeno cento volte li abbiamo intercettati con i nostri aerei inglesi, norvegesi, spagnoli, portoghesi. Questa è la solidarietà della Nato, le nostre forze si proteggono l’una con l’altra».
Ma qual è il vero scopo di queste «intrusioni» russe fra le nuvole?
«Difficile rispondere, possono esservi vari fattori in gioco. In sé non è illegale il volo di un aviogetto militare in uno spazio aereo internazionale. Ma è il modo in cui questo volo viene compiuto, a rappresentare un rischio. Perché questi piloti spesso non rispondono alle chiamate di altri aerei o delle torri di controllo, e soprattutto spengono il loro transponder (lo strumento che consente ai radar a terra di identificare il pilota e il suo piano di volo, ndr )».
I vostri aerei li intercettano, li tengono sotto controllo. Ma ancora una volta, proprio come con l’Ucraina che non è membro della Nato, potreste ritrovarvi con le mani legate se Mosca tramutasse queste dimostrazioni di forza in un vero attacco…
«Noi dobbiamo fare quello che dobbiamo fare: cioè essere vigilanti e pronti. Sempre».
Qual è il suo giudizio sulle elezioni appena svolte in Ucraina?
«Erano previste dall’accordo di Minsk. Ma quelle organizzate dai separatisti di Donetsk e dintorni dovremmo chiamarle “cosiddette elezioni”. L’accordo di Minsk prevedeva anche il rispetto del confine ucraino: non è stato rispettato. Quanto al cessate il fuoco, viene minato con i movimenti di truppe in queste ore. C’è qualcosa che dovremmo comprendere tutti, a cominciare dai russi».
Che cosa?
«È profondamente sbagliato pensare: se tu perdi, io vinco. O il contrario. Se invece troviamo una soluzione politica, nel rispetto di ogni nazione e dei confini aperti, allora vinciamo tutti».
Luigi Offeddu
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