Migranti, pattuglie solo a 30 miglia da terra

Migranti, pattuglie solo a 30 miglia da terra

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ROMA Il piano operativo conta 25 mezzi navali e 9 aerei con una spesa mensile di 2 milioni e 900 mila euro. Fissa le aree di intervento in mare, si occupa della divisione dei compiti tra gli Stati e soprattutto impone le regole d’ingaggio, prevedendo che l’accoglienza dei migranti sia delegata interamente all’Italia visto che il pattugliamento viene effettuato a 30 miglia dalle nostre coste. È l’operazione «Triton», varata dall’Europa, che da oggi sostituisce «Mare Nostrum». Per i prossimi due mesi ci sarà «la fase dell’accompagnamento», come la definisce il ministro Angelino Alfano, ma di fatto rimane aperto il tratto di Mediterraneo fino ai confini della Libia, dove in poco più di un anno sono state salvate ben centomila persone.
Il mare «aperto»
La scelta di intervenire con il controllo dell’intera area era stata fatta nell’ottobre 2013 dopo il naufragio di un barcone di fronte a Lampedusa che provocò oltre 300 vittime. Uomini, donne e bambini che scappavano dall’Africa e morirono a meno di un chilometro dall’isola quando l’imbarcazione prese fuoco. Da allora sono stati compiuti 558 salvataggi e nonostante ci siano stati altri affondamenti e numerosi dispersi, il bilancio umanitario è certamente molto positivo.
L’Oim, L’organizzazione internazionale che assiste i migranti, torna a chiedere che la priorità rimanga il salvataggio perché «questa è un’emergenza dovuta ad un crescente numero di persone che hanno bisogno di protezione e assistenza». Su questo il titolare del Viminale si appella all’Europa affinché «cambi strategia e apra campi profughi, zone di accoglienza e di richieste di asilo direttamente in Africa». Una proposta più volte rilanciata, ma a quanto pare finora mai presa davvero in considerazione dalle autorità dell’Unione.
Il soccorso
Saranno gli italiani a guidare la missione dal Centro di coordinamento aeronavale della Guardia di Finanza a Pratica di Mare, dove saranno presenti anche gli ufficiali degli altri Paesi e quelli di Frontex.
L’intesa raggiunta a Bruxelles dagli specialisti della Direzione immigrazione del Viminale e della Polizia divide in maniera netta gli interventi di controllo da quelli di salvataggio e impone che in quest’ultimo caso spetti alla Guardia Costiera gestire l’emergenza. «Triton» ha infatti come obiettivo primario il contrasto dell’immigrazione illegale e dunque si parteciperà all’attività di soccorso soltanto in casi di massima gravità.
I mezzi messi a disposizione dagli Stati membri (Finlandia, un aereo; Francia, un aereo; Islanda, una nave; Lettonia, un elicottero; Malta un aereo, una motovedetta grande e una piccola; Olanda una motovedetta piccola; Portogallo una nave; Spagna, una nave) saranno guidati dall’equipaggio straniero, ma a bordo dovranno sempre avere un ufficiale italiano.
Il ruolo di Malta
L’accordo prevede che Malta si occupi esclusivamente dei migranti soccorsi o individuati all’interno delle proprie acque. E dunque rischia di riproporre i problemi già sorti in passato quando La Valletta contestava quest’obbligo sottolineando la propria incapacità operativa soprattutto in caso di ondate di sbarchi consistenti. Il resto riguarda l’Italia, che dovrà occuparsi sia degli irregolari, sia dei richiedenti asilo anche se l’individuazione è stata effettuata da un mezzo straniero. Sono invece vietati i respingimenti: i migranti dovranno essere sempre portati a terra per individuare chi ha diritto allo status di rifugiato.
I 2 milioni e 900 mila euro mensili a disposizione di «Triton» copriranno il 100% delle spese sostenute dagli Stati stranieri e il 38% di quelle dell’Italia che sosterrà i costi del controllo delle propri frontiere: per i mezzi navali ci vogliono dai 550 ai 1.000 euro all’ora, 3.500 per gli aerei. Altri 3 milioni di euro al mese saranno spesi sino a fine anno per chiudere «Mare Nostrum».
Fiorenza Sarzanini


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