Marcia lunga per il lavoro

by redazione | 16 Novembre 2014 18:22

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Dalla Costa Sme­ralda al Sul­cis per difen­dere il lavoro. Non solo per scon­giu­rare altra cassa inte­gra­zione e altri licen­zia­menti, ma di più: per i diritti e il rispetto per la dignità delle per­sone; per dire che dalla crisi non si esce con il com­bi­nato dispo­sto di miopi poli­ti­che di bilan­cio e di bru­tale sot­to­mis­sione del lavoro. A que­sto serve «Unica», la mar­cia che venerdì è par­tita dal piaz­zale dell’aeroporto di Olbia e che ieri ha toc­cato Nuoro, per spo­starsi oggi Ottana domani nel Sul­cis e a Cagliari, davanti al palazzo della Regione Sardegna.

A orga­niz­zarla, insieme, i 1634 esu­beri di Meri­diana (piloti, assi­stenti di volo, tec­nici e ope­rai degli han­gar e ammi­ni­stra­tivi), i cas­sin­te­grati della Alcoa di Por­to­ve­sme, il Movi­mento dei pastori e il Col­let­tivo degli stu­denti di Olbia. È il segno di un disa­gio sociale cre­scente, in una regione dove alla deser­ti­fi­ca­zione che col­pi­sce ormai da anni il set­tore indu­striale si aggiun­gono ora le dif­fi­coltà dram­ma­ti­che dei con­ta­dini e dei pastori, alle prese con una con­giun­tura di mer­cato che pena­lizza le loro pro­du­zioni, e quelle del ter­zia­rio, come dimo­stra il caso di Meri­diana, azienda in crisi nono­stante il volume dei voli da e per la Sar­de­gna (e in par­ti­co­lare verso la Costa Sme­ralda) sia in ascesa costante da anni. Una rea­zione forte che, in un vuoto ormai quasi totale di rap­pre­sen­tanza poli­tica del lavoro, è nata spon­ta­nea­mente. I sin­da­cati appog­giano, ma non organizzano.

Quanto sia dram­ma­tica la situa­zione lo mostrano i dati del rap­porto sulla povertà in Sar­de­gna pre­sen­tato pochi giorni fa a Cagliari dal Cen­tro studi della Fon­da­zione Zan­can e da Sar­de­gna soli­dale. Nel 2013 la per­cen­tuale di popo­la­zione a rischio di povertà o esclu­sione sociale era del 31,7% (28,4% in Ita­lia). Il numero com­ples­sivo di per­sone povere o a rischio di esclu­sione è pas­sato da 292.188 nel 2004 a 420.659 nel 2014. In ter­mini per­cen­tuali, le fami­glie che si defi­ni­scono in dif­fi­coltà o grande dif­fi­coltà eco­no­mica sono il 38,7%. La disoc­cu­pa­zione è a livelli allar­manti: 17,5% nel 2013 (12,2% in Ita­lia). A livello pro­vin­ciale, la situa­zione più cri­tica si riscon­tra nel Medio Cam­pi­dano, dove tra il 2012 e il 2013 il tasso di disoc­cu­pa­zione è aumen­tato del 50%. Ma sono i gio­vani a pagare il prezzo più alto: il tasso di disoc­cu­pa­zione gio­va­nile in Sar­de­gna nel 2013 è note­vol­mente supe­riore (54,2%) alla media nazio­nale (40%) ed è supe­riore anche rispetto alla media del Mez­zo­giorno (51,6%). Il livello è par­ti­co­lar­mente ele­vato nelle pro­vince di Carbonia-Iglesias (73,9%) e del Medio Cam­pi­dano (64,7%). Tra il 2008 e il 2013 il tasso è for­te­mente aumen­tato: dal 36,8% al 54,2%. «Que­sto signi­fica — dice Tiziano Vec­chiato, diret­tore della Fon­da­zione Zan­can — che a un ragazzo su due viene negata la speranza».

Un qua­dro, quello deli­neato dal rap­porto della Fon­da­zione Zan­can, che spiega per­ché ope­rai e piloti Meri­diana si ritro­vino insieme, nella mar­cia di que­sti giorni, con stu­denti, pastori e con­ta­dini. È il dram­ma­tico sfi­lac­ciarsi del tes­suto sociale che rende conto del per­ché venerdì pome­rig­gio a Sini­scola, prima tappa del per­corso da Olbia verso Nuoro, l’omelia del par­roco — nella chiesa del Rosa­rio affol­lata dalle magliette rosse di Meri­diana, dalle tute blu dei mina­tori della Igea di Lula in cassa inte­gra­zione, dalle ragazze della fab­brica tes­sile Rose­mary licen­ziate (due­cento in un colpo solo), da sin­daci in fascia tri­co­lore, dagli stu­denti delle scuole di Olbia appena rico­struite dopo l’alluvione del 2013 — sia diven­tata un invito senza mezzi ter­mini alla lotta: «Fatte rispet­tare i vostri diritti. Il lavoro è il primo dei diritti. Non per­met­tete a nes­suno di cal­pe­stare la vostra dignità». Prima della messa, nell’assemblea al Cen­tro gio­va­nile di Sini­scola, è toc­cato ad Alex San­toc­chini e a Marco Bar­dini, i por­ta­voce di Ali, l’associazione dei cas­sin­te­grati Meri­diana, ricor­dare qual è la posta in gioco, non solo in Sar­de­gna: «Vogliono licen­ziarci in 1634 su 2000. A Olbia come a Terni, spe­ri­men­tano sino a che punto si pos­sono spin­gere nella ride­fi­ni­zione dei rap­porti di forza tra aziende e dipen­denti. La com­pa­gnia dell’Aga Khan vuole espel­lere dal ciclo pro­dut­tivo lavo­ra­tori che già a par­tire dai 45 anni sono con­si­de­rati troppo costosi e troppo garan­titi. Di Meri­diana vogliono sol­tanto con­ser­vare il mar­chio, che negli anni è diven­tato garan­zia di qua­lità. Per il resto l’obiettivo è quello di inqua­drare i pochi che con­ser­ve­reb­bero il posto in un’altra società, che è già pronta. Si chiama Air Italy. Lì si lavora con salari e sti­pendi più bassi e den­tro un qua­dro nor­ma­tivo di minore garanzia».

A Olbia la ten­sione resta alta. Ieri mat­tina alle 6 all’aeroporto un gruppo di per­sone incap­puc­ciate ha lan­ciato uova su alcuni dei piloti Meri­diana ancora al lavoro, in par­tenza per Roma e per Milano. I voli sono stati rin­viati. Tutte le sigle sin­da­cali hanno con­dan­nato il gesto. «Nel clima creato dalle posi­zioni rigide di Meri­diana — dice San­toc­chini — pos­sono acca­dere anche cose come que­ste. Per noi il ter­reno di con­fronto è un altro. Pro­se­guiamo con la mar­cia, per unire i tanti fronti dispersi del lavoro».

Ieri a Nuoro gli esu­beri Meri­diana hanno par­te­ci­pato a un’assemblea pub­blica, nell’aula con­si­liare del comune, con dele­ga­zioni degli stu­denti e dei mina­tori di Lula. Oggi incon­tro a Ottana con i chi­mici della Poli­meri, fab­brica in liqui­da­zione. Domani a Por­to­scuso con gli ope­rai Alcoa.

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