by redazione | 13 Novembre 2014 18:43
L’obiettivo principale di un progetto politico di lotta per «L’Altra Europa» è scardinare i meccanismi che hanno permesso ai quattro cavalieri dell’apocalisse economica e militare mondiale di devastare il sistema europeo costruito dalle lotte sociali e politiche del XIX° secolo e dei primi sei decenni del XX° secolo. Questi cavalieri non sono venuti per liberare i cittadini europei dall’ingiustizia, l’impoverimento, la disuguaglianza, la violenza ma per ridurli a rottami.
I quattro cavalieri sono il mercante (alla conquista del mondo per ridurlo ad una fiera planetaria); il capitalista industriale e finanziario (che scorrazza attraverso il mondo con furia predatrice per appropriarsi di ogni forma di vita); l’imprenditore (che chiama «innovazione» la sua foga di sottomettere ogni attività al servizio del rendimento finanziario del capitale); il generale (che invade il mondo per sopravvivere perché nella sua fede assoluta nella potenza vede in ogni «altro» un nemico da eliminare o sottomettere).
Occorre anzitutto ripensare le fondamenta e il funzionamento del mercato interno europeo (creato nel 1992) perché esso ha condotto a due situazioni apocalittiche. La prima è l’accentuazione delle divergenze economiche e sociali tra i paesi dell’Ue. L’eleminanzione di ogni riferimento alle «politiche comuni europee» ha inoltre legittimato un modello «integrativo» intergovernativo che ha visto i paesi più forti trarre vantaggi dall’apertura dei mercati, accentuando le condizioni di debolezza degli altri Stati membri. La seconda situazione apocalittica riguarda la consacrazione del divieto d’intervento da parte dello Stato. Il mercante ha voluto e vuole fare l’integrazione europea senza lo Stato, anche per quanto concerne i beni e i servizi essenziali per la vita. Da qui l’importanza e la centralità della lotta per la ripubblicizzazione dei beni e servizi comuni, a cominciare dall’acqua, le sementi e la salute, associata all’opposizione delle proposte di accordi bilaterali sul commercio e gli investimenti (Ttip, Tisa, Ceta).
Il mercante non è il solo a volere l’integrazione europea senza lo Stato. Anche il cavaliere capitalista persegue le stesse mire. Per questo, la priorità politica alternativa è di rivedere radicalmente il sistema monetario e finanziario creato con il Trattato di Maastricht e poi strutturato dai vari accordi sull’Unione economica e monetaria (Uem). La Bce è ormai un organo tecnico elevato a soggetto politico al quale è stata delegata la responsabilità sovrana della politica monetaria. Tutto ciò in assenza di un governo federale, condizione pregiudiziale per una politica monetaria europea. Inoltre, anche in questo campo, è vietato agli Stati d’intervenire nel settore regolato dal mercato finanziario europeo integrato (direttiva Mifid del 2007). Da qui la priorità assegnata all’austerità, che impone tre indicatori — la stabilità dei prezzi (meno del 2% di aumento medio), l’equilibrio di bilancio (meno del 3% del Pil), la riduzione del debito pubblico (al disotto del 60% del Pil) — come «principi costituzionali nazionali». Risultato: dagli anni Novanta c’è stato un collasso dei finanziamenti pubblici (per la sicurezza sociale, la salvaguardia dei diritti umani). Nel 2013, gli europei poveri erano diventati 120 milioni su 509 milioni abitanti, mentre il 10% della popolazione possiede più del 50% della ricchezza europea. Dal 2008 al 2012, l’Italia è sprofondata al 24° posto (sui 28 dell’Ue) nella classifica dell’indice di giustizia sociale.Senza la revisione dei principi che regolano la Bce ilfiscal compact sarà molto difficile invertire la rotta delle politiche dell’occupazione e del reddito, della fiscalità, dei diritti umani, della sicurezza sociale, delle immigrazioni.
Nel contesto descritto, occorre cambiare le finalità ed il ruolo del terzo cavaliere (l’imprenditore), che non ha altro scopo che creare ricchezza per il capitale. A tal fine usa le conoscenze e le tecnologie, sempre più potenti e privatizzate (attraverso i brevetti e le norme sulla proprietà intellettuale), per utilizzare «efficientemente» le risorse umane e naturali del Pianeta. Cosi, la ricerca di base e applicata ed il sistema dell’«educazione» sono state prevalentemente affidate al privato. La terza priorità politica di «L’Altra Europa» deve quindi essere una lotta di medio e lungo termine per far ridiventare pubbliche la ricerca, l’educazione, l’università, mettendo la conoscenza al servizio della vita per tutti gli esseri umani e le altre specie viventi.
Infine, occorre porre fine alla dicotomia edificata negli ultimi 50 anni tra l’unificazione europea socio-economica (la Comunità europea, l’Unione europea) e l’integrazione militare e politica dell’Europa nel contesto della Nato. L’Unione europea, a conferma ulteriore della sua debolezza politica democratica, non ha alcuna competenza in materia di difesa e, pochissima, in quella di politica estera. L’altra Europa, quella dell’abbandono della guerra e della creazione di un servizio civile europeo, nascerà difficilmente se non cerchiamo, sin da ora, di mettere fine alle due (cattive) «integrazioni» separate, iniziando un percorso difficile che ha come prima tappa la convocazione di una conferenza politica internazionale per la trasformazione della Nato. L’Alleanza atlantica ha dimostrato che è strutturalmente incapace di pensare la pace e di prevenire i conflitti (semmai sa bene come provocarli). La Nato non può continuare ad esistere.
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