Hong Kong, bloccati i tre studenti Per loro divieto di andare a Pechino

by redazione | 16 Novembre 2014 18:45

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PECHINO È fallito anche l’ultimo tentativo. Non c’è speranza che gli studenti di Hong Kong ottengano un colloquio con il governo di Pechino per spiegare le loro richieste democratiche. La delegazione che aveva annunciato il viaggio nella capitale è stata respinta ieri pomeriggio all’aeroporto dell’ex colonia britannica: documenti sospesi, si sono sentiti dire al controllo passaporti. Dopo quasi sette settimane di mobilitazione, dopo l’occupazione di tre quartieri della city, che al culmine ha portato in strada più di centomila manifestanti, restano solo poche centinaia di tende a tenere viva la sfida. E molti segnali fanno temere che la tolleranza della Cina sia finita, che la repressione sia pronta.
Il movimento «Occupy Central» è scattato il 28 settembre, dopo mesi di polemiche sulle elezioni per il «chief executive» della città, alla quale la Cina ha concesso un’amministrazione speciale prima della restituzione della colonia da parte dei britannici nel 1997. Pechino si era impegnata per il suffragio universale, ma poi ha annunciato che non saranno accetta-te candidature indipendenti o sgradite, riservandosi un potere di veto che rende scontato il risultato. Le autorità di Hong Kong sono rimaste sorprese dalla forza della protesta; a ottobre hanno accettato un dia-logo con gli studenti, ma subito hanno ripetuto che il sistema elettorale non sarebbe stato cambiato. Così i ragazzi sono rimasti in strada, accampati in tre zone della città.
Per quasi due mesi a Pechino sono rimasti a guardare, durante l’occupazione ci sono stati pochi incidenti, solo qualche azione di forza da parte della polizia e tafferugli con il fronte filo-cinese. Ma ora sembra che la tolleranza sia finita. «La situazione a Hong Kong è illegale, legge e ordine vanno ristabiliti», ha detto il presidente Xi Jinping questa settimana parlando davanti a Obama, ammonendolo a «non interferire perché si tratta di affari interni alla Cina». Anche i ragazzi hanno capito che il tempo è quasi scaduto. Hanno annunciato l’invio a Pechino di tre loro delegati, guidati da Alex Chow, il leader della Federazione degli studenti. L’obiettivo era farsi ricevere dal premier Li Keqiang.
«Revocando i nostri permessi di viaggio hanno requisito anche i diritti di parola di un’intera generazione», ha detto Alex. «Perché un grande Stato come la Cina ha paura di tre studenti come noi?». La risposta si può leggere nell’editoriale pubblicato ieri mattina dal Global Times , giornale del partito comunista a Pechino; bastano un paio di capoversi per capire quanto sia rischiosa la situazione: «Gli attivisti vogliono creare un’atmosfera di martirio… all’inizio il movimento di Hong Kong è sembrato un pallone così gonfio da poter volare alto, ma quando Occupy Central scoppierà, si ridurrà a un brandello di plastica sul terreno e nessuno si interesserà di raccoglierne i pezzi».
Guido Santevecchi
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