Il governo: online i conti dei Comuni Solo Torino spende meno del previsto
ROMA Dalle quattro di ieri pomeriggio i sindaci italiani hanno meno alibi. In attuazione delle regole sul federalismo fiscale, il governo ha messo on line un sito internet, all’indirizzo www.opencivitas.it, che per la prima volta consente ai cittadini l’accesso diretto a tutti i dati sulla spesa dei loro Comuni. E di verificare se i loro sindaci spendono di più o di meno rispetto a quello che dovrebbero, o a quanto fanno altri sindaci. Per ora il sito, realizzato dal Dipartimento delle Finanze e del Tesoro, contiene solo i dati sulla spesa (ancora al 2010), che non sono di per sé indicativi dell’efficienza dei servizi, ma già da quest’anno il sito sarà integrato anche con dati sulla qualità dei servizi. Ma già adesso, i numeri di OpenCivitas permettono di avere un quadro abbastanza attendibile della situazione, e di capire chi spreca e chi gestisce bene le risorse.
Prendiamo la polizia locale. A Napoli la spesa storica è di parecchio inferiore a quella definita con i fabbisogni standard, il 28,9%, mentre a Roma il costo è superiore del 14,5%. Ma nella Capitale gli accessi alle Ztl da controllare sono 246, a Napoli 7, a Roma i vigili fanno 929 mila sanzioni per violazioni al codice della strada, a Napoli 688 mila, gli autovelox nella Capitale producono un milione di multe l’anno, a Napoli 176 mila. La polizia locale a Milano eleva 80 mila sanzioni amministrative l’anno, a Roma 28 mila, a Torino 16 mila, a Napoli 963.
Per i trasporti pubblici Napoli presenta uno scarto piuttosto contenuto tra la spesa effettiva e quella «standard», pari al 6,1%. Molto meglio di Milano (47,7%, praticamente il doppio del fabbisogno standard) e Roma (15,2%). Ma non è più efficiente, visto che ad esempio gli autisti dei mezzi pubblici napoletani guidano in media per 2,2 ore al giorno contro le 6,7 dei loro colleghi romani e le 5,6 di quelli milanesi, e il grado di copertura territoriale del servizio è il più basso di tutti (il 22% contro il 37,6% di Milano e il 27% di Roma). Per gli asili nido Milano spende il 9,1% in meno di quanto potrebbe in base al fabbisogno standard, Roma il 18% in più. Le rette pagate dai privati incidono per il 62% delle entrate degli asili nido a Roma, e il 40,5% a Milano. A Roma il servizio costa meno: 630 euro contro i 1.098 di Milano, ma la spesa complessiva del Comune, per ogni bambino negli asili nido della Capitale, è molto superiore oltre 10 mila euro contro i poco più di 8 a Milano.
Quest’anno la banca dati verrà aggiornata con i dati sulla spesa effettiva sostenuta dai Comuni nel 2011, 2012 e 2013, e con i dati sulla qualità dei servizi. Dal 2015 il 20% dei trasferimenti dello Stato ai Comuni sarà calcolato sui fabbisogni standard, e il resto sulla spesa storica, ma nel giro di 5 anni tutto il Fondo di solidarietà comunale sarà attribuito sulla base degli standard. Il processo sarà così completo. La spesa eccedente il fabbisogno standard potrà essere finanziata solo dalle tasse locali. E il cerchio sarà chiuso: i cittadini sapranno finalmente a cosa servono le loro tasse. E voteranno a ragion veduta. «La democrazia — scriveva Aexis de Tocqueville — è il potere di un popolo informato» .
Mario Sensini
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