Gli operai fuori dalla porta
Il corteo delle auto di lusso comincia la mattina presto. Gli industriali entrano dall’ingresso sul retro, collegato direttamente con la tangenziale, lontano da sguardi indiscreti e dai cortei di operai e centri sociali. È la giornata di Matteo Renzi. Il presidente del Consiglio interverrà all’assemblea dell’Associazione industriale bresciana, ospitata nello stabilimento della Palazzoli Spa, azienda alla periferia nord di Brescia i cui operai, per l’occasione, sono stati mandati in «ferie collettive» dalla dirigenza.
Matteo Renzi di contestazioni non ne vuole sapere. Quando arriva alla fabbrica, con il corteo di auto blu, sono passate da poco le 10. La polizia sta caricando la manifestazione dei sindacati di base, degli studenti e del centro sociale Magazzino 47. Gli studenti hanno capito che la contestazione davanti ai cancelli della fabbrica è un’arma spuntata: l’entrata e l’uscita delle macchine si svolgerà sul retro. Tenteranno per tutta la mattina di aggirare il cordone di polizia, ma quando bloccheranno la tangenziale Renzi sarà già lontano. Il bilancio delle cariche è di alcuni manifestanti colpiti dalle manganellate e — fa sapere la Questura — due agenti feriti con prognosi di 20 e 7 giorni.
Il corteo della Fiom intanto sfila — circa un migliaio di persone — dai cancelli dell’acciaieria Ori Martin fino all’ingresso della Palazzoli. «Renzi non ha mai lavorato, giù le mani dal sindacato» è lo striscione della giornata. I metalmeccanici si fermano in presidio davanti allo stabilimento, mentre Renzi sta già rispondendo a modo suo: «Se vogliono contestare il governo lo facciano, ma senza sfruttare il dolore dei disoccupati». Ad invitarlo sul palco degli industriali bresciani, insieme al presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, è stato il presidente dell’Aib — l’associazione industriale bresciana — Marco Bonometti, che tuona dal palco: «Il sindacato oggi è un ostacolo sulla strada del rilancio dell’Italia». È la seconda visita del presidente Renzi a Brescia in poche settimane. Il 6 settembre scorso aveva partecipato all’inaugurazione del nuovo stabilimento delle Rubinetterie Bresciane di Aldo Bonomi, ex vicepresidente di Confindustria e imprenditore vicino a Renzi, tra i protagonisti della Leopolda.
«Sia presso l’azienda bresciana che ha recentemente visitato, sia alla Palazzoli — ha scritto a Matteo Renzi il segretario della Fiom bresciana, Francesco Bertoli — la Fiom non può svolgere assemblee retribuite ormai da qualche anno».
Scelte non casuali quelle del presidente del Consiglio, che delineano un disegno preciso dei rapporti industriali.
Verso le 10,30 dagli altoparlanti della Cgil arriva la notizia: Renzi ha accettato di incontrare i lavoratori. Il colloquio si sarebbe dovuto svolgere alle 12 nello stabilimento delle Officine meccaniche rezzatesi, di proprietà del presidente degli industriali, Marco Bonometti: l’ultima fabbrica che Renzi passerà in rassegna, dopo l’Italcementi di Rezzato della famiglia Pesenti, a 7 chilometri da Brescia. Il racconto della delegazione della Fiom è il ritratto più fedele della giornata bresciana di Renzi:
«Abbiamo aspettato più di un’ora e venti nella sala d’attesa dell’azienda, poi ci hanno avvisato che il presidente non aveva tempo — ha spiegato il segretario della Fiom bresciana, Bertoli — Ci hanno detto di lasciare un documento al capo del cerimoniale ma ce ne siamo andati subito. È una vergogna».
Ad attendere Matteo Renzi negli uffici dell’azienda, secondo il racconto della Fiom, c’erano anche il sindaco di Brescia Emilio Del Bono, la vicesindaco Laura Castelletti e il presidente dell’area vasta della Provincia di Brescia Pierluigi Mottinelli.
«Forse loro sono stati più fortunati» ha concluso il segretario della Fiom Bertoli.
Ma nella sua full immersion nella Brescia produttiva il presidente del Consiglio non ha avuto tempo nemmeno per gli incontri istituzionali. Giusto per tre stabilimenti, in poco meno di tre ore. Poi la corsa verso l’aeroporto e il volo per Roma.
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