Botte e sgomberi. L’inutile task force e l’emergenza casa

by redazione | 18 Novembre 2014 8:54

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A Milano, gene­ral­mente nel silen­zio gene­rale, è rou­tine sbat­tere in mezzo alla strada cin­que o sei fami­glie alla set­ti­mana. Da anni. Ma adesso che se n’è accorto e ci mar­cia anche il Cor­riere della Sera il clima è cam­biato. In peg­gio, anche se la sostanza del disa­gio abi­ta­tivo è sem­pre la stessa: ci sono quasi 250 fami­glie che dor­mono per strada, 8 mila appar­ta­menti pub­blici vuoti, 23 mila fami­glie in gra­dua­to­ria per un allog­gio popo­lare e circa 5 mila occu­panti «abu­sivi sto­rici». Che non sono delin­quenti: la mag­gio­ranza è in attesa di rego­la­riz­za­zione, anche da più di un decen­nio, e ci sono fami­glie che pagano l’affitto all’Aler pur sapendo che potreb­bero essere sgom­be­rate da un giorno all’altro. Sono per­sone senza soldi che la mat­tina hanno paura ad uscire di casa. Più che un pro­blema di lega­lità, è una que­stione di giu­sti­zia sociale.

Se que­sto è il qua­dro, sul campo comin­ciano a pale­sarsi anche le solu­zioni. Però le peg­giori: non inve­sti­menti per nuove poli­ti­che abi­ta­tive pub­bli­che da parte della Regione o del Comune, ma, come invoca la nuova destra che è già in cam­pa­gna elet­to­rale, solo uso della forza e recru­de­scenza degli sgom­beri vio­lenti. L’esibizione dei muscoli per cac­ciare gli abu­sivi sta comin­ciando pro­prio in que­ste ore, con l’attuazione del «piano» annun­ciato dalla Pre­fet­tura che pro­mette di «libe­rare» nei pros­simi giorni almeno due­cento alloggi occu­pati, gra­zie a una «task force» decisa in accordo con il gover­na­tore lom­bardo Roberto Roberto Maroni e il sin­daco di Milano Giu­liano Pisapia.

Visti i numeri dell’emergenza abi­ta­tiva, i risul­tati non saranno apprez­za­bili, però si mol­ti­pli­che­ranno gli epi­sodi di vio­lenza come quello di ieri in via Vespri Sici­liani (zona Loren­teg­gio) dove per impe­dire uno sgom­bero alcuni «anta­go­ni­sti», circa una cin­quan­tina, si sono scon­trati con la poli­zia. Forse è que­sto l’unico ele­mento di novità che sta emer­gendo nella nuova guerra tra poveri sca­te­nata ad arte pro­prio nella città più ricca d’Italia, dove il potere è sem­pre andato a brac­cetto con il mat­tone: c’è un sog­getto nuovo (chia­mia­molo come ci pare, anta­go­ni­sti, cen­tri sociali, comi­tati per la casa o mili­tanti) che ha deciso di spen­dere le sue ener­gie per agire aggre­dendo la que­stione che più scon­volge la vita reale delle per­sone. Non avere un tetto, peg­gio del lavoro che manca. Quando si dice tor­nare a fare poli­tica per stare dalla parte di chi ha più biso­gno, la cosa più dif­fi­cile per chi si dice di sini­stra. Tor­nare nelle peri­fe­rie, dove l’atmosfera è più livida e respin­gente rispetto ad altri ter­reni di scon­tro con «il potere», che si voglia con­te­stare l’Expo o l’Alta velocità.

Mai come in que­sti casi si può dire che ci va di mezzo anche la poli­zia. Ma sarebbe dav­vero fuori luogo eser­ci­tarsi nel solito gio­chino dei buoni e dei cat­tivi. La resi­stenza allo sgom­bero di ieri è stata vio­lenta, con lan­cio di pie­tre e cas­so­netti rove­sciati (la poli­zia ha rispo­sto con i lacri­mo­geni). Tra agenti e mani­fe­stanti si con­tano una decina di con­tusi. Ma vio­lento di per sé è stato anche lo sgom­bero: in via Vespri Sici­liani abi­ta­vano una madre e due bam­bini. Una situa­zione intol­le­ra­bile, da qua­lun­que punto la si guardi.

La situa­zione è esplo­siva e l’incapacità della poli­tica di rea­gire al pro­cu­rato allarme non aiuta, se non un tipo come Sal­vini. L’approccio più ragio­ne­vole lo ha sug­ge­rito la sezione mila­nese di Libera cri­ti­cando il ricorso alla forza: «E’ una mate­ria deli­cata che va affron­tata caso per caso, distin­guendo gli abusi dalla moro­sità incol­pe­vole, dall’occupazione per neces­sità, le vit­time di lun­gag­gini buro­cra­ti­che, le vit­time del rac­ket, e non certo con prov­ve­di­menti musco­lari che col­pi­scono indi­scri­mi­na­ta­mente, espon­gono le fami­glie a gravi rischi e non col­pi­scono gli autori del rac­ket. Per que­sto chie­diamo al pre­fetto al Comi­tato per la sicu­rezza di non pro­ce­dere agli sgom­beri pro­gram­mati, ma di avviare invece un tavolo di lavoro e di con­fronto per indi­vi­duare stra­te­gie di inter­vento pub­blico che non siano ingiu­sta­mente repres­sive, che per­se­guano il rac­ket e met­tano il patri­mo­nio pub­blico di case al ser­vi­zio di quei ceti meno abbienti che ne hanno pieno diritto». Forse è troppo tardi.

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