Barbagallo la «scheggia», sorprende perfino la sua Uil

by redazione | 20 Novembre 2014 13:12

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È il giorno dell’addio di Luigi Ange­letti dopo 14 anni. La scena però se l’è già presa il suo suc­ces­sore. Car­melo Bar­ba­gallo cono­sce uno ad uno i quasi 1.500 dele­gati pre­senti in sala. Da anni ha in mano l’organizzazione della con­fe­de­ra­zione. E per que­sto motivo è stato scelto come successore-traghettatore. In Uil l’unità è sacra e gli scon­tri avven­gono solo die­tro le quinte: qual­che mese fa buona parte del gruppo diri­gente gui­dato da set­tore pub­blico e pen­sio­nati ha avver­tito Ange­letti che era in grado di sfi­du­ciarlo. La media­zione tro­vata è stata una suc­ces­sione veloce e non trau­ma­tica: chi meglio di un 67enne con l’apparecchio acu­stico all’orecchio quasi a sim­bolo di essere etero diretto?

Una scelta che però si sta già rive­lando quanto meno mal­cal­co­lata. A parte i mal di pan­cia dei mec­ca­nici Uilm che si sono tro­vati «fino a ieri a spie­gare nelle fab­bri­che che lo scio­pero gene­rale di Lan­dini era un’assurdità, che il Jobs Act e la modi­fica dell’articolo 18 ave­vano degli ele­menti posi­tivi per­ché aumen­tano le tutele di chi ora ha il con­tratto in som­mi­ni­stra­zione» – come sin­te­tiz­zano i dele­gati lom­bardi, in pochi si aspet­ta­vano un neo segre­ta­rio così attivo e deci­sio­ni­sta. Già tenere un ese­cu­tivo in cui si è deciso per lo scio­pero gene­rale il giorno prima del con­gresso è parso a molti un’assurdità: «Cosa lo fac­ciamo a fare il con­gresso se non per deci­dere qual­cosa?», lamenta un segre­ta­rio regionale.

Bar­ba­gallo è una scheg­gia impaz­zita. Con il suo lin­guag­gio e modo di fare naif ha già messo in riga Anna Maria Fur­lan e una Cisl mai così isolata.

La sua non è sto­ria da tutti. Cin­que anni di lavoro mino­rile, poi lavoro nero, appren­di­stato, quin­dici anni di pre­ca­riato d’antan arra­bat­tan­dosi come gar­zone di bar­biere, in un pasti­fi­cio, in una coo­pe­ra­tiva ittica, magaz­zino di smi­sta­mento postale. Poi la grande occa­sione, l’ingresso come ope­raio alla Fiat della sua Ter­mini Ime­rese. Lì da dele­gato ini­zia la sua car­riera che lo porta a diven­tare segre­ta­rio regio­nale Uil, dove si è distinto per le bat­ta­glie di lega­lità. Dopo il discorso al fune­rale del suo amico sin­da­ca­li­sta Uil Dome­nico Geraci, assas­si­nato a Cac­camo nel 1998, viene minac­ciato a colpi di fucile dalla mafia.

A chi in que­sti giorni gli augura in bocca al lupo, risponde: «Il lupo è una razza in estin­zione». Ma se Crozza ne farà un nuovo Razzi, ora c’è già chi lo teme e non lo con­si­dera asso­lu­ta­mente una mac­chietta. A Renzi che nella sala Verde gli ha chie­sto: «Lei chi è?», ha rispo­sto: «Impa­rerà a cono­scermi». E ieri gli ha dato una ragione in più per farlo.

Domani sarà pro­cla­mato uffi­cial­mente segre­ta­rio gene­rale. «Lo hanno messo lì per fare il tra­ghet­ta­tore, ma in Uil i tra­ghet­tori rischiano di durare tanto», spiega un dele­gato di lungo corso. E se man­terrà que­sta linea bar­ri­ca­dera potrebbe scom­pa­gi­nare le carte a governo e mag­gio­ranza. Per que­sto Susanna Camusso ha chiuso il suo inter­vento così: «Auguri Car­melo, so che faremo una lunga strada insieme».

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