«Giù le tasse per 18 miliardi Neoassunti, zero contributi»
BERGAMO Fuori, un capannello di operai fischia e lancia ortaggi di ogni genere. Dentro, gli imprenditori applaudono. A loro, del resto, viene lanciato il guanto di sfida. «Togliamo articolo 18 e parte del peso fiscale. Dal 2015 chi assumerà dipendenti a tempo indeterminato per un triennio eviterà i contributi». Il premier Matteo Renzi sceglie l’assemblea di Confindustria Bergamo per annunciare «la più grande riduzione delle tasse di sempre». Lo fa parlando a Nembro, nel cuore produttivo della Valle Seriana.
In platea siedono il numero uno dell’organizzazione Giorgio Squinzi, quello bergamasco Ercole Galizzi che nel suo intervento contesta la «fiscalità perversa», il governatore lombardo Roberto Maroni. Il premier prende il microfono e fa subito riferimento alle proteste esterne, dove alcuni leghisti contestano la «libera circolazione dei rifiuti» e la sinistra radicale lancia strali sul Jobs act. «Tutti parlano dell’articolo 18 — attacca Renzi — io dico che 18 sono i miliardi che taglieremo come tasse tra la legge di Stabilità per il 2014 e quella per il 2015». Snocciola numeri: «Di questi 18 miliardi, 10 finanzieranno in modo stabile il bonus degli 80 euro, mezzo miliardo le detrazioni fiscali per le famiglie. Il resto? Incentivi che permetteranno per un triennio di non pagare contributi per chi assume a tempo indeterminato e la riduzione di una tassa capace di mandar fuori di testa, ovvero l’Irap componente lavoro». Solo quest’ultimo taglio pesa 6,5 miliardi. La manovra ne varrà invece 30 e includerà «una spending review da 16 miliardi».
Quindi è stata la volta del Tfr in busta paga, operazione che verrà presentata «nelle prossime ore. Grazie a un accordo con le banche — chiosa il premier — si garantirà liquidità alle piccole e medie imprese». La scelta sarà però su base volontaria. Poco prima, Maroni aveva ribadito la necessità di «abolire il Patto di stabilità». Renzi conferma che «libereremo uno spazio di patto per i Comuni per 1 miliardo di euro». Infine, ai colleghi politici: «Basta ideologie. Alla fine della legislatura ci arriveremo col Paese trasformato». Terminato l’intervento, riparte alla volta della Tenaris Dalmine. Lì i sindacati di base ne hanno per lui, ma pure per chi (sono molti) ha scelto di non scioperare.
Anna Gandolfi
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