Spagna, da movimento a partito, Podemos verso l’assalto
«Il cielo non si conquista con il consenso, ma con un assalto». È iniziata parafrasando Marx l’assemblea fondativa di Podemos, anche se di sinistra e di destra, di mostri sacri del passato e di etichette, nessuno vuol sentire parlare tra le fila del movimento, diventato ormai partito. E non potrebbe essere altrimenti per una formazione senza storia (un vantaggio e uno svantaggio al contempo), spuntata quasi all’improvviso nel solco tracciato dagli indignados del 15M. Tutto è nuovo, tutto è all’insegna di un’iconoclastia a volte un po’ inquietante nel partito che «cambierà il Paese», come ha promesso Pablo Iglesias, giovane professore di scienze politiche, principale ideologo e leader di Podemos.
L’assalto è previsto per il 2015, data delle elezioni generali che potrebbero segnare uno spartiacque nella storia democratica della politica spagnola. Prima ci sarebbero le consultazioni municipali, ma la periferia politica non rientra nei piani di conquista, che puntano dritto alla giugulare del sistema. «Occupare il centro dello scenario politico»: questo è l’obiettivo che Pablo Iglesias ha riaffermato davanti a circa 7mila militanti accorsi all’assemblea costituente di Podemos, che si è svolta tra sabato e domenica a Madrid. Un obiettivo ambizioso, ma non irraggiungibile. A legittimarlo ci sono l’emorragia di voti dei partiti maggioritari, spinti nel baratro dai dilaganti scandali di corruzione, il logorio inarrestabile del sistema bipartitico, e soprattutto i numeri: 1,2 milioni di voti alle scorse europee, che hanno mandato ben cinque deputati a Strasburgo, sconvolgendo la superficie stagnante e paludosa della politica spagnola. Ed è proprio l’effetto «rottamazione» a seminare lo sconcerto nell’ancien régime, impreparato a contrastare (al di là delle facili accusa di populismo) uno dei pochi progetti capaci, a livello europeo, di (ri)avvicinare le persone alla politica. Di creare — secondo la definizione di Iglesias — aspettative «tra quella maggioranza sociale che vuole che i ricchi paghino più tasse, che sa che per porre fine alla corruzione è necessario democratizzare l’economia e che è cosciente che la crisi deriva dal fatto che siamo stati governati per anni da ladri». Le intenzioni, insomma, sono buone, ma vari ostacoli si intravedono fin d’ora sul cammino. Il più insidioso viene dall’interno, e riguarda la leadership del partito. Iglesias ha in mente un’organizzazione gerarchica tradizionale con una segretaria unipersonale (a cui ovviamente aspira), mentre altre correnti del partito, rappresentate dall’europarlamentare Pablo Echenique, vorrebbero affidare la direzione a organi collegiali, difficili da conciliare con la carismatica personalità di Iglesias, spesso incline a vestire i panni del padre padrone. «Per vincere contro Rajoy o Pedro Sánchez (segretario del Psoe, ndr), non ci vogliono tre segretari, ma uno», ha tagliato corto. La questione è stata comunque sottoposta all’assemblea e fino a domenica prossima gli iscritti potranno votare via internet il modello di partito da adottare. Sulla base dei risultati saranno presentate le candidature e il 15 novembre si saprà già il nome del primo segretario di Podemos. Iglesias ha dichiarato che se la sua proposta non dovesse passare rinuncerà alla candidatura, ma al momento è difficile immaginare il partito senza il suo principale ideologo al timone.
Al voto degli iscritti (circa 150.000) anche altre importanti questioni etiche e organizzative: la partecipazione alle municipali (la corrente dominante si asterrebbe), un tetto salariale per i dirigenti, la rinuncia al finanziamento bancario e — uno dei punti più controversi — lo sbarramento che impedirebbe a militanti di altre formazioni l’accesso agli incarichi direttivi. Una scelta appoggiata da Iglesias, che sembra fatta apposta per sigillare il partito e tagliare fuori la corrente di Izquierda plural, formazione cofondatrice di Podemos. Intanto alcune direttive fondamentali sono già state ratificate durante l’assemblea. Podemos si impegnerà a universalizzare la sanità pubblica e a sospendere la riforma della scuola del Pp, proponendo un testo alternativo che valorizzi l’istruzione pubblica; sul piano della lotta per la trasparenza, si lavorerà per iscrivere tra i reati penali quelli riguardanti la corruzione, istituendo il reato di associazione a delinquere per le malversazioni commesse da gruppi politici. Tra le priorità, anche il diritto alla casa, fronte su cui Podemos ha sempre combattuto in prima linea: in agenda il contrasto agli sfratti e allo strapotere bancario e l’universalizzazione del diritto alla casa. Sul piano economico, l’obiettivo sarà invece la rinegoziazione del debito pubblico che prevede una revisione delle scadenze e dell’entità del debito, considerato in parte illegittimo.
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leggo che stanno faticando un po’ sul discorso della leadership (ricordo che i tedeschi dei Pirati si sono infranti su questo scoglio) però scommetto che Podemos ne uscirà, ha una struttura molto piu resistente a questo tipo di sollecitazione