by redazione | 15 Ottobre 2014 9:29
ROMA I conti dell’Italia sono solidi, il Jobs act è una «iniziativa significativa» che rende il mercato del lavoro «più flessibile» e le riforme da parte del governo Renzi bilanciano il calo del Pil e la recessione. Il giudizio positivo arriva dall’agenzia Moody’s che, pur non essendo mai stata tenera in passato con il nostro Paese, conferma l’outlook sul debito sovrano che ha un rating di «Baa2». «Alla luce dei dati del secondo trimestre 2013» l’agenzia prevede che l’economia nazionale «si contrarrà dello 0,3% quest’anno, prima di crescere marginalmente dello 0,5% nel 2015». Queste valutazioni arrivano nel giorno in cui il governo tedesco rivede al ribasso le stime di crescita del Pil per quest’anno (a +1,2% da +1,8 previsto ad aprile) e per il 2015 (a + 1,3 dal +2), anche per effetto delle crisi internazionali e della riduzione delle esportazioni.
Tornando all’economia nazionale, Moody’s spiega in una nota «di aggiornamento del mercato che non costituisce comunque alcuna decisione sul merito del credito italiano»: «L’accelerazione sul fronte delle riforme, il basso costo di rifinanziamento del debito pubblico e l’avanzo primario consentono all’Italia di mitigare gli effetti del ritorno alla recessione nell’ottica del mantenimento dell’attuale rating». Il profilo creditizio, al momento, «vede tra gli elementi negativi la debolezza dell’economia, il calo della fiducia e le previsioni di un Pil in calo dello 0,3% nel 2014 — fa notare l’agenzia —. Sull’altro fronte, c’è l’azione del governo Renzi che con il Jobs act ha introdotto un’iniziativa significativa sul fronte della flessibilità del mercato del lavoro». Moody’s avverte però che il Jobs act «da solo è insufficiente per passare da un sistema centralizzato a una contrattazione salariale decentrata o per aumentare la flessibilità sulle trattative salariali». Inoltre l’agenzia precisa che da sola la riforma del lavoro aiuta a sostenere il rating “Baa2”, ma non consente di migliorare l’outlook da stabile a positivo». In generale comunque Moody’s ritiene che, viste le riforme e la solidità dei conti, «il governo possa avere più tempo e affrontare con relativa tranquillità l’implementazione delle risorse necessarie per attuare le riforme a favore della crescita».
Brutte notizie, invece, arrivano dall’Istat: la deflazione non si arresta. A settembre l’indice dei prezzi ha fatto segnare -0,2% rispetto allo stesso mese del 2013 e -0,4% rispetto ad agosto, ma tornano ad aumentare quelli dei prodotti alimentari. La diminuzione dei prezzi su base annua (ad agosto era -0,1%) è dovuta principalmente — sostiene l’Istituto di statistica — all’accentuarsi del calo dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (-2,8%, da -1,2% di agosto). Sul peggioramento della situazione pesa anche il rallentamento della crescita annua dei prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,3%, da +0,7% del mese precedente).
In questo scenario poco incoraggiante, Bankitalia annuncia che migliorano i conti pubblici: il debito è sceso in agosto di 20,5 miliardi di euro, fermandosi a 2.148,4 miliardi. La leggera contrazione del debito pubblico è stata determinata dalla riduzione di 27,3 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro, che ha più che compensato il fabbisogno del mese (6,9 miliardi). Altra voce positiva le entrate tributarie (+1,3% rispetto al 2013).
Francesco Di Frischia
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