Ritorno a Lampedusa per i sopravvissuti

Ritorno a Lampedusa per i sopravvissuti

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I soprav­vis­suti alla strage del 3 otto­bre 2013 si sono scher­miti ma non sono riu­sciti a evi­tare l’assalto delle tv e dei foto­grafi che li atten­de­vano alla porta degli arrivi dell’aeroporto di Lampedusa. Non sono ser­viti a ripa­rarli nem­meno l’arrivo inat­teso, prima di loro, dei medici clown. E pen­sare che tor­nando a Lampedusa dif­fi­cil­mente saranno riu­sciti a evi­tare di rivi­vere l’incubo di un anno fa. Ma intorno a loro anche molto affetto, di quei lam­pe­du­sani che allora li hanno sal­vati o «adot­tati».
Onder e Costan­tino aspet­tano Luam, una ragazza che torna dalla Sve­zia, una di quelle che sono riu­sciti a recu­pe­rare tra i cada­veri. «Erano le 7, era­vamo usciti per pescare, quasi non ci accor­ge­vamo di quello che stava suc­ce­dendo, fin­ché sotto i nostri occhi sono apparsi cada­veri e gente che chie­deva aiuto. Abbiamo tirato su una decina di ragazzi coperti di gaso­lio, sci­vo­la­vano tra le nostre mani come sapo­nette. Poi tra i cada­veri una mano che chie­deva aiuto, era quella della ragazza….» rac­conta Onder. Quando Luam arriva Costan­tino se la porta via di peso pro­teg­gen­dola, pro­prio come quando l’aveva sal­vata.
Anche Lillo aspetta un suo «figlio» dalla Sve­zia, voleva tenerlo in affi­da­mento ma la buro­cra­zia glielo ha impe­dito. Ora però ha otte­nuto in affi­da­mento Sidun, un ragazzo dicias­set­tenne sene­ga­lese, min­gher­lino, timido, porta la maglietta con il sim­bolo di Lampedusa, la tar­ta­ruga. Lillo è l’unico, per ora, che ha otte­nuto l’affidamento, ma dice che ce ne sareb­bero tanti come lui pronti ad aiu­tare que­sti ragazzi, a farli stu­diare, ma la buro­cra­zia…
I lam­pe­du­sani sono vera­mente gene­rosi, anche se ovvia­mente non si può gene­ra­liz­zare, sarà per­ché sanno cosa vuol dire vivere in una peri­fe­ria, l’isola più a sud dell’Italia e più a sud dell’Europa come ha detto la sin­daca Giusi Nico­lini all’apertura del festi­val di Sabir, pro­mosso dal comune di Lampedusa, l’Arci e il comi­tato 3 otto­bre.
Lo spet­ta­colo di aper­tura di Asca­nio Cele­stini, che sta lavo­rando sull’isola da giorni, ha coin­volto i lam­pe­du­sani e i turi­sti che stanno goden­dosi que­sto scor­cio di estate. Il tea­tro e il con­certo di Fio­rella Man­noia, il 4 sera, sono i momenti in cui il festi­val entrerà in con­tatto con la gente dell’isola, che invece sa poco o nulla dei con­ve­gni che si svol­gono nelle sale dell’aeroporto affol­late da cen­ti­naia di mili­tanti dei diritti umani, o impe­gnati sui temi della migra­zione, di paci­fi­sti pro­ve­nienti dal Medi­ter­ra­neo e oltre.
Oggi, 3 otto­bre, sarà il giorno più impor­tante, quello dell’anniversario della tra­ge­dia. Un anno fa il mare ha inghiot­tito almeno 368 pro­fu­ghi, in mag­gio­ranza eri­trei, molti dei quali non hanno ancora un nome. E i parenti e i soprav­vis­suti (42 di loro) sono qui per iden­ti­fi­carli. Un giorno della memo­ria — non ancora rico­no­sciuto uffi­cial­mente come richie­sto dal Comi­tato 3 otto­bre nato pro­prio un anno fa — non per met­tere a tacere la coscienza ma per inter­ro­gare le coscienze, soprat­tutto di coloro che potreb­bero, dovreb­bero fare di più per evi­tare que­ste tra­ge­die. È anche il giorno in cui sull’isola sbar­che­ranno molti poli­tici: il pre­si­dente del par­la­mento euro­peo Schultz, la pre­si­dente del par­la­mento Laura Bol­drini, che cono­sce l’isola da quando era por­ta­voce dell’Unhcr, la signora Pesc Fede­rica Moghe­rini e altri ancora. Si era par­lato prima dell’arrivo del con­te­stato Alfano, ieri per­sino di Renzi, ma nes­suno dei due sarà sull’isola.
Oggi Lampedusa sarà blin­data pro­prio per la pre­senza delle auto­rità. Diverse le mani­fe­sta­zioni pre­vi­ste: una corona di fiori e una lapide saranno depo­ste nel luogo del nau­fra­gio. Una mar­cia la sera par­tirà dal cen­tro di Lam­pe­dusa per arri­vare alla porta della pace, il monu­mento che ricorda i morti in mare. Comun­que «non vogliamo una pas­se­rella dei poli­tici», dicono gli orga­niz­za­tori, che dovreb­bero met­terli di fronte alle loro respon­sa­bi­lità. Spe­riamo.
L’arrivo di per­so­na­lità dal con­ti­nente è sem­pre l’occasione per chie­dere aiuti per chi vive in una situa­zione di disa­gio, a Lampedusa non esi­ste nem­meno un ospe­dale. E così ci dice un pre­ca­rio: «prima di pen­sare agli altri dovreb­bero pen­sare a noi che paghiamo le tasse », ma quando fac­cio notare che la sorte che tocca ai migranti non è certo delle migliori, a par­tire da quando ven­gono chiusi nel cen­tro di acco­glienza che forse ria­prirà pro­prio in que­sti giorni, ammette che que­sto è vero e che occorre aiu­tare tutti.
Comun­que la poli­tica di acco­glienza e delle ini­zia­tive cul­tu­rali della sin­daca non sono con­di­vise dai lam­pe­du­sani che ave­vano appog­giato i suoi rivali nella com­pe­ti­zione elet­to­rale e che hanno orga­niz­zato una mani­fe­sta­zione con­tro per il 4 mat­tina. Ma ieri pome­rig­gio sono com­parsi sui muri del cen­tro volan­tini a soste­gno della sin­daca Giusi Nico­lini. L’isola con­ti­nua a essere divisa anche se spe­riamo rien­tri almeno nelle carte geo­gra­fi­che dell’Italia e dell’Europa che per ora la esclu­dono sia geo­gra­fi­ca­mente che politicamente.



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