by redazione | 17 Ottobre 2014 9:48
ROMA La maggioranza usa la «carota» degli sconti fiscali per favorire l’emersione dei capitali occultati (all’estero ma anche in Italia) e il «bastone» del nuovo reato di autoriciclaggio che punirà con pene da 2 a 8 anni chi «impiega, sostituisce, trasferisce in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative il denaro, i beni o altre attività provenienti dalla commissione di un delitto non colposo».
La proposta di legge di Marco Causi (Pd), approvata ieri sera in prima lettura alla Camera, rende la «carota» più dolce sulla scia di un decreto del governo Letta non convertito a causa della crisi. Il testo prospetta a chi opta entro il 15 settembre 2015 per la «voluntary disclosure» (emersione senza anonimato, diversamente da quanto previsto dagli «scudi» coperti di Tremonti) forti facilitazioni monetarie e l’assicurazione di non essere imputato per riciclaggio. Diversamente, chi si rivolge ai paradisi fiscali (ora che Svizzera, Lussemburgo e San Marino stanno cancellando il segreto bancario) rischierebbe non solo per i reati tributari ma anche per l’autoriciclaggio.
Su proposta del presidente dell’Antimafia, Rosy Bindi (Pd), l’autoriciclaggio compiuto dalla criminalità organizzata sarà sempre punito con il massimo in modo da consentire custodia cautelare e intercettazioni. Misure, queste, inapplicabili però se il reato base su cui si incardina l’autoriciclaggio è punito con una pena inferiore ai 5 anni.
Il tema che ha accompagnato la nascita travagliata dell’autoriciclaggio riguarda il «ne bis in idem», il principio secondo il quale non si può essere puniti due volte per lo stesso fatto. Per questo c’è stato un tira e molla tra «giustizialisti» e «garantisti» fino all’inserimento di un comma che prevede la non punibilità (tranne che per lamafia) quando il denaro frutto di un reato viene destinato «alla mera utilizzazione o al godimento personale». Chi compie una rapina e poi corre a comprare un gioiello viene punito solo per il primo reato. È perseguibile anche di autoriciclaggio, invece, chi usa artifici (prestanome o scatole cinesi) per far fruttare il denaro sporco.
Al punto di mediazione si è arrivati dopo lunghe discussioni tra il ministro Andrea Orlando (Pd), il viceministro Enrico Costa (Ncd), il relatore Giovanni Sanga e la presidente della commissione Giustizia Donatella Ferranti. I magistrati giudicano troppo blanda la formulazione dell’autoriciclaggio. Ma il Guardasigilli li rassicura: «È stata notevolmente allargata l’area dell’incriminazione. E se c’è qualcosa da correggere lo faremo al Senato».
Anche la Ferranti parla di «svolta storica nella lotta all’illegalità». FI e M5S, per motivi opposti, hanno votato contro il testo Causi: gli azzurri perché «non garantista», i grillini perché è un «nuovo condono che favorisce i furbetti». Per il ministro Padoan (Economia), invece, la legge costituisce «uno strumento fondamentale per migliorare il contrasto all’evasione fiscale».
Dino Martirano
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