Rémi, ucciso da un’esplosione negli scontri alla diga di Sivens

by redazione | 28 Ottobre 2014 9:42

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Quale è la causa della morte di Rémi Fraisse, gio­vane stu­dente in scienze ambien­tali, tro­vato senza vita nella notte tra sabato e dome­nica, nella zona vicino ai lavori di costru­zione della diga di Sivens, nel dipar­ti­mento del Tarn, dopo una gior­nata di scon­tri tra mani­fe­stanti e poli­zia? I risul­tati dell’autopsia si cono­sce­ranno solo oggi. Il Pro­cu­ra­tore della Repub­blica di Albi ha con­fer­mato ieri che sulla schiena del ragazzo sono state tro­vate tracce di un’esplosione e che nelle vici­nanze del corpo ci sono tracce di un lacri­mo­geno. Per gli eco­lo­gi­sti che da mesi pro­te­stano con­tro la diga, giu­di­cata opera inu­tile e dan­nosa, si tratta di una bavuredella poli­zia, che nel pome­rig­gio si era scon­trata con un grup­petto di vio­lenti con il pas­sa­mon­ta­gna, venuti a per­tur­bare lo svol­gi­mento della mani­fe­sta­zione, ini­ziata nella calma. L’ex mini­stra Verde, Cécile Duflot, parla di “dovere di tra­spa­renza” da parte del governo “per fare luce sull’azione delle forze dell’ordine”, ma al tempo stesso deplora gli “inci­denti cau­sati da qual­che mani­fe­stante”. Ancora ieri, dopo una mani­fe­sta­zione paci­fica, ci sono stati inci­denti a Albi nel tardo pome­rig­gio. Alla mani­fe­sta­zione, dome­nica, hanno par­te­ci­pato anche espo­nenti poli­tici, tra cui Jean-Luc Mélen­chon del Front de Gau­che e l’europarlamentare écolo José Bové. Entrambi sono stati con­te­stati dall’ala vio­lenta dei mani­fe­stanti. Mélen­chon vi vede la pre­senza dell’estrema destra “sotto i pas­sa­mon­ta­gna”. In molte testi­mo­nianze rac­colte dal sito mili­tante repor?terre?.net la poli­zia è sotto accusa: ha fatto ampia­mente uso di lacri­mo­geni e anche di fla­sh­ball, per slog­giare i mani­fe­stanti della Zad (zona da difendere).

Per Guil­laume Crosse, pre­si­dente del gruppo Europa Eco­lo­gia al Con­si­glio regio­nale, ormai “per ripor­tare la pace nella zona biso­gna sospen­dere i lavori”. La pro­te­sta dura da mesi, in forma paci­fica: mili­tanti eco­lo­gi­sti sono saliti sugli alberi (l’ultimo è stato abbat­tuto il 3 otto­bre scorso, per lasciare spa­zio alla costru­zione), dei liceali di Gail­lac ave­vano orga­niz­zato un pre­si­dio. All’inizio della pre­si­denza Hol­lande l’allora mini­stra dell’ecologia, Del­phine Batho, aveva deciso una mora­to­ria sulla diga di Sivens. Ma dopo essere stata sosti­tuita, i lavori erano ripresi. L’attuale mini­stra, Ségo­lène Royal, ha ordi­nato un rap­porto a un gruppo di esperti, per vederci più chiaro. Il rap­porto, reso pub­blico ieri, cri­tica la diga, afferma che “lo stu­dio di impatto è di qua­lità molto medio­cre”, che non sono state ana­liz­zate “le alter­na­tive pos­si­bili” e che “il finan­zia­mento è fra­gile” (l’opera costerà 8,5 milioni di euro ed è finan­ziata solo da denaro pub­blico). Ma gli esperti affer­mano anche, visto lo stato di avan­za­mento dei lavori, che la costru­zione dovrebbe essere por­tata a ter­mine. Secondo gli eco­lo­gi­sti, la diga distrug­gerà una zona umida, con con­se­guenze sulla bio­di­ver­sità. Inol­tre, il fab­bi­so­gno d’acqua per l’agricoltura locale sarebbe stato “sovra­sti­mato” almeno del 35%. L’irrigazione andrebbe a favore di sol­tanto una qua­ran­tina di agricoltori.

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