by redazione | 2 Ottobre 2014 8:55
PARIGI L’uomo del giorno è Pierre Moscovici, il francese che deve fingere di sapersi comportare da tedesco, il pluridiplomato tecnocrate (due lauree in economia e legge, poi Sciences Po e Ena) che da ministro ha lasciato correre il deficit francese facendosi bacchettare dalla Commissione e che adesso, indossata la casacca di commissario, è chiamato a una missione impossibile: dare una mano agli ex colleghi a Parigi almeno quanto il predecessore finlandese Olli Rehn fece con lui, e allo stesso tempo mostrarsi rigoroso per non irritare Berlino e magari perdere il posto.
Moscovici, 57 anni, figlio di un grande sociologo romeno e di una psicanalista di origine polacca, questa mattina alle 9 si presterà all’esercizio dell’audizione davanti al Parlamento europeo. Tre ore di domande e risposte con le quali la commissione Econ (Affari economici) presieduta dall’italiano Roberto Gualtieri (Pd) verificherà se Moscovici merita davvero il posto di commissario agli Affari economici e monetari.
L’ex ministro dell’Economia e delle finanze francese si è preparato con cura, e per evitare anche le più remote accuse di conflitto di interesse ha già dichiarato ufficialmente ogni sua attività passata e presente, compresa l’adesione alla Confraternita della Salsiccia di Boitchu (associazione di salumieri del suo collegio, a Montbéliard). Scrupolo lodevole, ma non è sulla saucisse che si attarderanno i parlamentari a Bruxelles. Davvero Moscovici può occuparsi dell’economia europea, visto lo stato in cui versa quella francese, da lui peraltro guidata fino all’aprile 2014?
Juncker e Merkel si fidano talmente delle sue rassicurazioni — «tutelerò gli interessi dell’Europa intera, non della Francia» — che il socialista Moscovici dovrà riferire a due vicepresidenti del Partito popolare europeo campioni dell’austerità, il lettone Valdis Dombrovskis e il finlandese Jyrki Katainen.
In particolare, ogni decisione di Moscovici sul budget degli Stati membri (quello della Francia presentato ieri viola ancora una volta i parametri di Maastricht) dovrà essere concordata prima con Dombrovskis. La faglia più volte negata a Parigi tra Europa del Nord (austerità) e del Sud (accento su crescita e lavoro) si sta allargando, e Pierre Moscovici si trova nella posizione più scomoda: in mezzo, e semiesautorato.
Stefano Montefiori
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