by redazione | 29 Ottobre 2014 18:12
LONDRA . Salvare i migranti che affogano in mezzo al Mediterraneo è un incoraggiamento ad altri emigranti a tentare il viaggio per mare. E dunque la Gran Bretagna decide di sospendere le operazioni di soccorso che forniva in sostegno a quelle italiane insieme ad altri paesi europei. La politica del “lasciamo che affondino”, annunciata ieri dal governo di David Cameron, scatena un’ondata di critiche da parte di associazioni umanitarie e anche all’interno della stessa coalizione di maggioranza britannica. Una decisione cinica, deprimente, immorale, la definiscono i suoi accusatori, da Amnesty International al partito liberal-democratico. Ma per ora Londra conferma e difende la sua scelta, dietro la quale in realtà si intravede, secondo i commentatori, la preoccupazione del primo ministro di perdere le elezioni della primavera prossima sulla questione dell’immigrazione.
E’ stata lady Anelay, viceministro degli Esteri, ad annunciare la svolta: «Non appoggeremo più le operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Il nostro governo è convinto che esse incoraggino non intenzionalmente altri migranti a imbarcarsi in una pericolosa traversata e che dunque conducano ad altre morti tragiche e non necessarie». Il metodo più efficace per affrontare il problema, ha proseguito l’alto responsabile del Foreign Office britannico, è «concentrare l’attenzione sui paesi di origine e di transito, così come prendere misure contro i trafficanti di esseri umani ». In sostanzia, il Regno Unito suggerisce di aiutare l’Africa a migliorare le proprie condizioni economiche, affinché i suoi popoli smettano di fuggire in Europa alla ricerca di un lavoro e di una vita migliore.
Ammesso che sia giusta, è una strategia che richiede anni o decenni: l’emigrazione non scompare dalla mattina alla sera. «E comunque», afferma Kate Allen, direttrice della sede londinese di Amnesty International, «la vaga prospettiva di essere salvati non è mai stato l’incentivo all’emigrazione. Sono le guerre, la povertà e la fame che spingono individui disperati a rischiare la vita. La storia non perdonerà questa cinica decisione». Amnesty osserva che le operazioni di soccorso nel Mediterraneo intraprese dall’Italia con l’aiuto della Marina Militare di altri paesi hanno salvato 150 mila persone e che la Gran Bretagna dovrebbe moltiplicare gli sforzi in tale direzione anziché cancellarli. «Questo è un triste giorno per la reputazione morale britannica», conclude la direttrice dell’associazione per la difesa dei diritti umani, «quando è venuto il momento, il Regno Unito ha voltato le spalle a esseri disperati e li ha lasciati affogare». Concorda Sarah Teather, deputato ed exministro liberaldemocratico, cioè del partito alleato dei conservatori di Cameron nella coalizione di governo: «E’ una decisione profondamente deprimente. Lasceremo che uomini, donne e bambini affoghino per ragioni puramente politiche. Abbiamo raggiunto inediti livelli di inumanità».
I giornali scrivono che Cameron è spaventato dall’ascesa nei sondaggi dell’Ukip, il partito anti-europeo e anti-immigrati che ha vinto le elezioni europee del maggio scorso in Gran Bretagna e che potrebbe prendere il 19 per cento, secondo un rilevamento pubblicato ieri dall’ Independent, alle elezioni britanniche del maggio prossimo. Per questo il premier fa la voce sempre più dura verso l’Ue sull’immigrazione. L’Italia, che si appresta a lanciare una nuova fase di soccorsi, l’Operazione Tritone, non ha i mezzi per farcela da sola, ammonisce Amnesty International, e ha «disperatamente bisogno» dell’aiuto di altri paesi. Ma per Cameron la sopravvivenza politica sembra avere la priorità.
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