by redazione | 22 Ottobre 2014 16:17
ROMA Una coincidenza temporale consente al governo di piantare un altro paletto sulla strada della riforma della giustizia. La doppia mossa sulla responsabilità civile dei magistrati però spiazza l’«alleato» di Forza Italia infuriato ora per il «passo indietro» e per il «cedimento davanti alle toghe».
In un solo giorno, dunque, il Guardasigilli Andrea Orlando porta a casa due risultati importanti: uno, presenta al Senato tre emendamenti sulla responsabilità civile dei magistrati (lo stesso testo varato dal Consiglio dei ministri il 29 agosto), che rendono più soft il testo di iniziativa parlamentare (Buemi); due, alla Camera incassa l’archiviazione dell’emendamento Pini (Lega) alla legge comunitaria del 2013 che, invece, terrorizzava i magistrati con la responsabilità diretta su denuncia del cittadino.
Si inizia a dipanare così una matassa che si aggrovigliava fin da quando al governo c’era Berlusconi. Scongiurato alla Camera l’emendamento Pini (365 i no, 126 i sì mentre in prima lettura la modifica era passata 187 a 180), il segretario d’aula del Pd Ettore Rosato può tirare un sospiro di sollievo per un voto segreto molto pericoloso. Stavolta la non belligeranza del M5S è stata determinante.
Per una pura coincidenza il voto della Camera è caduto nelle stesse ore in cui Orlando presentava la versione soft della responsabilità civile al Senato. Il passaggio non è stato indolore. Tant’è che Enrico Buemi (socialista eletto nel Pd) ha minacciato di dimettersi da relatore mentre il presidente della commissione Giustizia, Francesco Nitto Palma (FI), parla di «passo indietro del governo» e di retrocessione rispetto alla legge Vassalli varata dopo il referendum dell‘87.
Il ministero della Giustizia, però, rifiuta l’interpretazione al ribasso: «Nessun passo indietro, il testo è quello del 29 agosto» che prevede l’eliminazione del filtro di ammissibilità dei ricorsi, la garanzia di rivalsa da parte dello Stato e l’aumento del tetto dei risarcimenti.
Invece il testo Buemi, oltre a prevedere l’abolizione del filtro di legittimità per i ricorsi e l’obbligo per lo Stato di rivalersi contro il magistrato condannato, imponeva anche la motivazione per le sentenze difformi dai precedenti della Cassazione (Sezione unite) e l’innalzamento del tetto del risarcimento, fino a coprire il danno, interamente a carico del magistrato.
Orlando ha voluto rassicurare i magistrati anche stabilendo un tetto per le somme eventualmente dovute che non potranno superare la metà del loro stipendio. Per Giacomo Caliendo (FI), così la responsabilità civile è limitata «a rarissimi casi, perlopiù per negligenza grave e travisamento grave del fatto». Anche Ncd, con Carlo Giovanardi, alza la bandiera garantista ma il viceministro Enrico Costa è d’accordo con Orlando: «Queste polemiche sono a scoppio ritardato, il testo è quello del 29 agosto». E il governo incassa anche «l’apprezzamento» dell’Unione delle Camere penali che proprio ieri è stata ricevuta dal Guardasigilli. I magistrati, invece, attendono di leggere il testo definitivo. E sperano nella riduzione del danno.
Ma il calendario del Senato è insidioso. Per oggi, prima ancora del voto in commissione sulla responsabilità civile, è prevista la fiducia sul decreto sulla giustizia civile che porta con sé la spinosa vicenda delle ferie dei magistrati.
Dino Martirano
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