Lega Nord. Milano, l’invasione dei razzisti vecchi e nuovi

by redazione | 18 Ottobre 2014 8:44

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La Lega Nord ha can­di­dato Carlo Tavec­chio per l’Ambrogino d’Oro 2014. Il pre­si­dente della Fgci, per i leghi­sti, merita il pre­mio della città di Milano per la sua bat­tuta sui gio­ca­tori neri che man­giano banane. Sto­ri­ca­mente, l’idiozia è sem­pre stata il tratto distin­tivo di ogni ini­zia­tiva poli­tica del par­tito padano, con le sue litur­gie e le spa­rate, le ampolle sul Po, la seces­sione con le coti­che, i ver­tici con la canotta e le pal­lot­tole di Bossi per i giu­dici che costa­vano 300 lire. Si rideva per non pian­gere, eppure hanno gover­nato per un ventennio.

Ma la sto­ria oggi è cam­biata, e forse è cam­biata anche la Lega. In peg­gio, se pos­si­bile. E c’è poco da sor­ri­dere, nono­stante la spi­ri­to­sag­gine dell’Ambrogino.

Si capirà que­sta sera in piazza Duomo se ha ragione Mat­teo Sal­vini, l’uomo che in un anno ha saputo ripo­si­zio­nare la Lega lad­dove sof­fia il vento della destra euro­pea più radi­cale e raz­zi­sta. Una auto­strada, o un vuoto da col­mare, come si dice in poli­tica, che col­loca il par­tito non più in «pada­nia» ma diret­ta­mente nell’Europa della crisi eco­no­mica che stran­gola i cit­ta­dini con le poli­ti­che di auste­rità. Un ter­reno fer­tile anche per inter­cet­tare la peg­gior destra radi­cale ita­liana, che per la prima volta si trova a fian­cheg­giare un par­tito di un certo spes­sore elet­to­rale. Mat­teo Sal­vini il vuoto in parte l’ha già col­mato. Saranno anche solo son­daggi, ma vorrà pur dire qual­cosa se un par­tito così radi­cato ter­ri­to­rial­mente oggi ha il dop­pio del con­senso dei par­titi di sinistra.

Per que­sto l’altro Mat­teo vin­cente della poli­tica ita­liana pre­an­nun­cia una «gior­nata sto­rica, memo­ra­bile». Parla di cen­ti­naia di pull­man, esa­gera cen­to­mila per­sone in piazza Duomo, ma è indub­bio che da diversi anni la Lega non sen­tiva intorno a sé un’aria così friz­zante. Potrebbe for­marsi una piazza ine­dita, livida, con forze fre­sche come i mili­tanti di Casa Pound a mar­ciare fino in Duomo. Una cosa impen­sa­bile fino a poco tempo fa nella città che si vuole sem­pre più stan­ca­mente «meda­glia d’oro» per la Resi­stenza. Par­tono da Porta Vene­zia alle 16,30 (un’altra ferita a sini­stra), il comi­zio è alle 18.

I leghi­sti, come sem­pre, caval­cano la xeno­fo­bia e la paura, ma anche in que­sto caso c’è un ele­mento di novità che dà con­cre­tezza alle bat­tu­tacce. La mani­fe­sta­zione non è gene­ri­ca­mente «con­tro l’invasione dei clan­de­stini», ma ha un obiet­tivo poli­tico pre­ciso: la sospen­sione della mis­sione Mare Nostrum. E la mis­sione è com­piuta, per­ché, anche se con accenti non raz­zi­sti, è pro­prio il governo Renzi-Alfano che ha deciso così. Pros­si­ma­mente, senza il pat­tu­glia­mento in acque inter­na­zio­nali, nel medi­ter­ra­neo mori­ranno sem­pre più migranti. Una poli­tica di morte. La invo­cano i leghi­sti, la con­duce il governo senza pro­vo­care alcuna rea­zione nella «società civile». Che fare?

Nell’immediato, anche se di sicuro non basta, il minimo che potesse acca­dere è già acca­duto: con­tem­po­ra­nea­mente alla mar­cia leghi­sta oggi ci sarà una mani­fe­sta­zione «con­tro», per non lasciare Milano in mano a raz­zi­sti e fasci­sti. A par­tire da piazza Cai­roli, alle 15, anti­fa­sci­sti, anti­raz­zi­sti, cen­tri sociali e stu­denti sfi­le­ranno per le vie del cen­tro con in testa un’altra idea di mondo. Tutti insieme. E non era scon­tato, per­ché a sini­stra sono anni che ci si nasconde die­tro allo spau­rac­chio dei numeri «che non ci sono». L’elenco delle pic­cole o grandi asso­cia­zioni che par­te­ci­pano è infi­nito, fin troppo, e in aggiunta sfi­lano anche rap­pre­sen­tanti di Sel, Prc e 5 Stelle. Curio­sa­mente Anpi e Camera del Lavoro di Milano, invece, ci ten­gono a sot­to­li­neare la «non» ade­sione alla mani­fe­sta­zione «orga­niz­zata dai cen­tri sociali». Sono scan­da­liz­zati anche loro per il raduno leghi­sta, ma dicono di essere «asso­lu­ta­mente con­trari a qual­siasi con­trap­po­si­zione frontale».

Liberi di non esserci, ma non di que­ste sot­ti­gliezze dovremmo occu­parci. Prima o poi, gli sfa­celi della crisi e le nuova destre che ovun­que si stanno accre­di­tando come unica forza anti­si­stema, chia­me­ranno diret­ta­mente in causa chi ancora non rie­sce ad orien­tarsi per comu­ni­care con forza un pen­siero o una idea ai cit­ta­dini che stanno pagando il prezzo più alto. E que­sta forse è la que­stione più diri­mente per la sini­stra, per­ché oggi la Lega Nord mar­cia con­tro i migranti che stanno morendo in mare. Hanno un nome e un cognome: lo scorso 3 otto­bre ci sono voluti alcuni minuti solo per leg­gere i nomi delle 368 per­sone morte lo scorso anno nel nau­fra­gio di Lam­pe­dusa. Abbiamo sospi­rato un po’, e dopo due set­ti­mane ci ritro­viamo in piazza Mat­teo Salvini.

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