by redazione | 18 Ottobre 2014 11:34
TORINO . Ha appena concluso il comizio. Sta in fondo al palco con una bottiglietta in mano e lo sguardo sul limitare della piazza, sul fumo dei lacrimogeni e sulla gente che abbandona il comizio per non piangere. Maurizio Landini se la prende «con quelli che non rappresentano nessuno e cercano di strumentalizzare le nostre manifestazioni per un po’ di visibilità». Ma anche «con l’eccesso di reazione delle forze dell’ordine. Frutto di inesperienza o una precisa indicazione del governo?».
Landini, pensa davvero che ci possa essere una manovra del governo per screditare le vostre manifestazioni?
«Io ho grande rispetto per i lavoratori delle forze dell’ordine. Penso che se hanno lanciato lacrimogeni contro chi pacificamente ascoltava un comizio sindacale, lo abbiano fatto eseguendo ordini che arrivavano dall’alto».
Pensa al ministro dell’Interno o al premier?
«Non lo so. Vedo che di fronte alla provocazione di alcune decine di persone senza rappresentanza che cercano visibilità accodandosi ai nostri cortei, si è deciso di lanciare i lacrimogeni verso le migliaia di lavoratori che ascoltavano il nostro comizio. Questo non è accettabile. Siccome penso che le forze dell’ordine eseguano degli ordini, non me la prendo certo con chi era in piazza ad operare ma con chi ha dato certe indicazioni».
Ma perché pensa al governo?
«Perché sarebbe fin troppo facile tentare di trasformare ogni manifestazione sindacale in una gazzarra con scontri e incidenti. Noi siamo sempre andati in piazza pacificamente e continuiamo a condannare chi, come ieri, arriva con sassi, bastoni, biglie. Gente che non sa come ottenere spazi mediatici e che strumentalizza le nostre manifestazioni».
Gli antagonisti torinesi ieri l’accusavano di stare con la polizia..
«Ecco, appunto. Io ho difeso e difenderò il diritto dei metalmeccanici di manifestare pacificamente senza gente che voglia mettere il cappello con inaccettabili violenze sulle nostre iniziative ».
Ma il governo?
«È chiaro qual è la posta in gioco. Renzi ha deciso di sposare una parte, quella di Confindustria, contro l’altra, quella dei lavoratori. Può farlo perché pensa di avere il consenso nel Paese. Lo fa saltando la discussione in Parlamento a colpi di fiducia e saltando il confronto con i sindacati. Le manifestazioni di questi giorni sono fatte da lavoratori che dicono il contrario. Più persone partecipano ai nostri scioperi, più la linea del governo vacilla e con quella linea, la tesi che il sindacato non rappresenta nessuno».
Dunque si lanciano i lacrimogeni?
«Dunque a qualcuno può anche venire in mente di far salire la tensione per scoraggiare la partecipazione della gente. Non sarebbe una novità nella storia italiana. Per questo ho voluto mettere le cose in chiaro all’inizio di quello che io penso sia un ciclo di proteste destinato a crescere nelle prossime settimane. Per dire che non accettiamo le strumentalizzazioni di chi si accoda ai nostri cortei con le borse piene di sassi. E nemmeno quelle di chi volesse gestire l’ordine pubblico in piazza sparando lacrimogeni sui cortei sindacali per far salire la tensione e tenere la gente a casa. Se l’episodio di ieri a Torino è stato il frutto dell’inesperienza di chi in quel momento gestiva la piazza è un conto. Se, al contrario, è l’applicazione di una direttiva governativa è bene che il governo sappia che questo gioco è inaccettabile».
Non era lei il sindacalista che aveva un rapporto privilegiato con Renzi?
«Con Renzi ho sempre discusso nel merito perché penso che un sindacalista debba accettare il confronto e avanzare delle proposte. Fino a pochi mesi fa questo è stato possibile. Poi, evidentemente, il premier ha scelto una strada diversa. Ha accettato le ricette fallimentari di Confindustria e dell’Unione europea, che hanno già creato 25 milioni di disoccupati. E ha teorizzato che i sindacati sono inutili. Stiamo dandoci da fare per smentirlo».
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