L’ Inps fa retromarcia sui rimborsi. Cgil: “Ma il nodo tutele resta irrisolto”
L’ Inps fa retromarcia sui rimborsi chiesti ai precari. Come avevamo denunciato ieri sul manifesto, da inizio gennaio l’istituto di previdenza aveva recapitato centinaia di lettere ai cococò del pubblico impiego, in particolare di scuola e università, chiedendo la restituzione delle indennità di disoccupazione percepite a partire dal 2009. La protesta della Cgil però ha sortito un primo effetto.
L’ Inps – fa sapere lo stesso istituto – ha «deciso di sospendere tutte le note di addebito già inviate e di bloccare i nuovi invii, in attesa di un riesame complessivo della normativa, che sarà oggetto di un confronto con i ministeri competenti».
La notizia è accolta con soddisfazione da Nidil e Flc, le due categorie della Cgil che seguono i precari e i lavoratori della conoscenza, allarmate perché i rimborsi richiesti avevano raggiunto cifre decisamente insostenibili per chi come i cococò ha spesso impieghi saltuari o può essere facilmente disoccupato: la media era di 4 mila euro.
#nonscherziamo, dicono con un hashtag i due sindacati, spiegando che se è vero che questo caso in particolare sembra essersi risolto, resta però aperto un problema enorme, quello degli ammortizzatori da estendere a tutte le figure del lavoro: «Bene il congelamento delle richieste, ma la faccenda è ben lungi dall’essere chiusa», affermano Nidil e Flc Cgil.
«La vicenda dell’indennità prima erogata e poi richiesta indietro si inquadra infatti in una una prospettiva più ampia – dicono i sindacati – Gli ammortizzatori sociali vanno estesi a tutti, senza discriminazioni tra una categoria e l’altra, soprattutto in presenza di contratti che garantiscono scarse tutele per chi lavora, e che dovranno essere rivisti alla luce della necessaria riduzione delle tipologie contrattuali».
«Ora la parola passa al governo», concludono alla Cgil. Il sindacato preme perché l’esecutivo guidato da Matteo Renzi metta in campo una vera riforma degli ammortizzatori sociali, realmente universale ed inclusiva.
Le ipotesi sul tavolo sono diverse, ma pare confermata – seppure solo nelle promesse – l’intenzione di stanziare 1,5 miliardi di euro per il 2015, risorse destinate a coprire le figure fino a oggi senza tutele. Cifra ritenuta molto bassa, anche nella stessa maggioranza: Cesare Damiano, del Pd, nota infatti che potrebbe assicurare «un’indennità di 700 euro al mese lordi per un anno a 178.571 persone», e quindi conclude che «non basta».
Tra l’altro, nonostante Renzi assicuri che queste risorse sono «aggiuntive» rispetto a quelle già stanziate, secondo molti invece si tratta perlopiù di una partita di giro, il “riciclo” dei soldi destinati alla cassa in deroga, destinata comunque a sparire dal 2016 (lo prevede la riforma Fornero). Quindi, in questa ultima ipotesi, si potrebbe porre il problema di dover reperire altre risorse, appunto per la cassa.
Secondo la riforma Fornero sparirebbe anche la mobilità, e sopravviverebbero solo cig ordinaria e straordinaria, e l’indennità di disoccupazione. Strumenti che si sta cercando di capire se verranno estesi a tutti o no.
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