by redazione | 10 Ottobre 2014 12:45
WASHINGTON Il giovane afro-americano ucciso. Il poliziotto bianco che spara. La protesta del quartiere. Il timore di un’altra rivolta a St. Louis, in Missouri, lo stato già «caldo» per i fatti di Ferguson, che dista una trentina di chilometri dal luogo del nuovo incidente.
Le due versioni. Un agente è di pattuglia come guardia privata, un secondo lavoro perfettamente legale negli Usa. Si avvicina a tre persone di colore, ritiene che abbiano un atteggiamento sospetto. Non fa a tempo a fermarli, scappano. Il poliziotto insegue un giovane che, ad un certo punto, si volta e lo affronta «con fare minaccioso». C’è un inizio di lotta, il ragazzo estrae una pistola e apre il fuoco almeno tre volte. L’agente risponde con 17 proiettili, il fuggitivo rimane senza vita.
Non è chiaro da quanti colpi sia stato centrato. Poco distante — sostengono le autorità — trovano una Ruger calibro 9, usata probabilmente dalla vittima, Vonderrit Myers, 18 anni. I familiari del ragazzo contestano la ricostruzione e sostengono che era disarmato. «Aveva in mano un panino e non una pistola», afferma il cugino.
La notizia della sparatoria si diffonde rapida. Molti escono dalle abitazioni, gridano, accerchiano le pattuglie arrivate nel frattempo nella zona. La polizia però ripiega mentre si accende qualche tafferuglio.
Il comandante evita di alzare la tensione, però difende il comportamento del suo uomo che avrebbe agito secondo le procedure. Quindi fornisce qualche dato su Myers, un giovane con precedenti. Infatti portava un bracciale elettronico alla caviglia, quelli usati per tracciare i criminali in libertà provvisoria.
Ora c’è il timore che la tensione si trasformi in rabbia. L’episodio segue quello di Ferguson, la cittadina dove quest’estate un agente — sempre bianco — ha ucciso un ragazzo di colore, Michael Brown. Era disarmato.
Quella storia ha acceso una rivolta durata per settimane e con polemiche sul comportamento delle forze dell’ordine. Una vicenda resa ancora più delicata dalla contrapposizione razziale che ovviamente ha coinvolto molte comunità afro-americane.
L’inchiesta dovrà dare delle risposte. E non sarà facile viste le forti pressioni, anche esterne. Parte dell’opinione pubblica ritiene che la magistratura sia sempre troppo morbida nel giudicare i poliziotti coinvolti in casi controversi.
Guido Olimpio
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