A Hong Kong si riapre il dialogo tra governo e studenti

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Dopo le pole­mi­che sca­te­na­tesi nei giorni scorsi, a seguito di arre­sti, cari­che e pestaggi di mani­fe­stanti da parte della poli­zia di Hong Kong (sei agenti sono stati sospesi dall’amministrazione della città), ieri una con­fe­renza stampa del governo locale ha con­sen­tito un’«apertura», un passo in avanti verso il dialogo.

Secondo quanto affer­mato dagli espo­nenti dell’esecutivo dell’ex colo­nia, a comin­ciare dalla pros­sima set­ti­mana potreb­bero riav­viarsi i con­tatti con gli stu­denti per un nego­ziato tra le parti. Il chief exe­cu­tive Leung, al quale i mani­fe­stanti pro-democrazia hanno chie­sto di dimet­tersi dopo le vio­lenze della poli­zia, ha soste­nuto di «aver sem­pre voluto» dia­lo­gare con i giovani.

«Nel corso degli ultimi giorni, e fino a que­sta mat­tina, attra­verso terzi abbiamo espresso l’auspicio par­lando con gli stu­denti di poter avviare un dia­logo per discu­tere del suf­fra­gio uni­ver­sale prima pos­si­bile e auspi­ca­bil­mente entro la pros­sima set­ti­mana», ha dichia­rato il capo del governo locale, aggiun­gendo che potrà essere discussa la «com­po­si­zione» del comi­tato elet­to­rale ristretto che con­trolla le can­di­da­ture. «La poli­tica è l’arte del pos­si­bile», ha pre­messo Leung avver­tendo però che la deci­sione di Pechino di con­trol­lare le can­di­da­ture attra­verso il comi­tato «non può essere cam­biata». Da quanto è emerso dalla con­fe­renza stampa, nono­stante l’apertura a nuove discus­sioni, lo spa­zio di nego­zia­zione appare piut­to­sto ristretto.

Come spe­ci­fi­cato da Leung è Pechino a det­tare la linea e almeno fino al 2022, le regole sono già state sta­bi­lite. A que­sto punto il pal­lino, per così dire, passa agli stu­denti, che sulla richie­sta di un vero suf­fra­gio uni­ver­sale ave­vano basato tutta la parte ini­ziale della loro pro­te­sta, salvo poi deviare sulle richie­ste di dimis­sioni pro­prio di Leung. Quest’ultimo però appare piut­to­sto sicuro della pro­pria posi­zione, con­fer­mata più volte da Pechino, seb­bene fonti cinesi con­ti­nuino a ripe­tere che il pre­si­dente Xi Jin­ping avrebbe inten­zione di abban­do­narlo, al momento propizio.

Del resto in que­sto momento il Par­tito comu­ni­sta ha altro cui pen­sare: lunedì pros­simo comin­cerà il Quarto Ple­num del Par­tito, il cui argo­mento prin­ci­pale sarà la pro­gres­sione del paese verso il con­cetto di «Stato di diritto». Secondo alcune indi­scre­zioni, inol­tre, il Ple­num dovrebbe defi­nire l’espulsione di Zhou Yon­g­kang, ex zar della sicu­rezza nazio­nale, finito da tempo sotto inchie­sta da parte degli organi di disci­plina interni del Partito.



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