BRUXELLES .Ieri a tarda sera la Commissione Ue è riuscita a strappare un accordo dell’ultima ora sulle forniture di gas russo all’Ucraina, ma alla fine saranno molto probabilmente gli europei a pagare il conto della bolletta per Kiev. La Commissione guidata da Barroso, che domani lascerà il posto al quella presieduta da Jean-Claude Juncker, è riuscita in extremis ad intestarsi il merito di una intesa che ancora ieri mattina sembrava impossibile. Dopo una notte di inutili trattative tra mercoledì e giovedì, all’alba la delegazione russa aveva lasciato Bruxelles per tornare a Mosca. Ieri sera i russi, guidati dal ministro per l’energia Alexander Novak e dal presidente di Gazprom, Alexey Miller, sono tornati a palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea che fa da mediatore del negoziato. Segno che un accordo era imminente e che tra l’Ucraina e Bruxelles si era trovata un’intesa su come garantire sia il pagamento degli arretrati sia il saldo anticipato del gas che verrà fornito quest’inverno, come chiesto da Mosca.
La trattativa ha avuto in realtà una doppia valenza. Da una parte si trattava di assicurare i rifornimenti energetici vitali per consentire a 50 milioni di ucraini di superare l’inverno che già ora si preannuncia con temperature sotto lo zero. Se non si fosse trovato un accordo, l’Ucraina sarebbe stata costretta a prelevare il gas che transita sul proprio territorio diretto in Europa, visto che per i suoi gasdotti passano circa metà dei 130 miliardi di metri cubi di metano con cui Mosca rifornisce la Ue. È già successo in passato. Ma in questo caso i russi avevano fatto sapere che avrebbero tagliato immediatamente le forniture di gas destinate alla Ue per un quantitativo corrispondente a quello prelevato dagli ucraini. E quindi anche gli europei, in particolar modo i Paesi dell’Est, avrebbero rischiato di trovarsi in una situazione di deficit energetico proprio alla vigilia dell’inverno.
Ma il negoziato può avere anche una conseguenza diretta sul conflitto in corso in Ucraina, ed è proprio questa la carta che Mosca sta giocando con grande sottigliezza. Kiev, infatti, non ha ab- bastanza denaro per pagare sia gli arretrati che già deve a Gazprom, pari a 3,1 miliardi di dollari, sia per avanzare anche la somma di circa due miliardi di dollari che Mosca esige come pagamento anticipato per la fornitura di 5 miliardi di metri cubi di gas quest’inverno. L’ente di stato ucraino, Naftogaz, dice di aver accumulato il denaro necessario per pagare gli arretrati di tre miliardi in due tranche che verrebbero versate ora e alla fine dell’inverno. Ma per far fronte al pagamento anticipato delle nuove forniture, Kiev ha chiesto un prestito di 2 miliardi di dollari alla Ue e al Fmi. Finanziamenti che, se anche fossero concessi, difficilmente potrebbero arrivare prima di febbraio, mentre Mosca esige i soldi subito.
Il motivo del diktat non è solo una comprensibile cautela nei confronti di un creditore già più volte inadempiente. La vera ragione del pressing russo è che, se gli ucraini saranno costretti a versare di tasca propria la somma richiesta, dovranno tagliare drasticamente tutte le altre voci di spesa, e soprattutto quelle relative alle operazioni militari condotte contro gli indipendentisti filorussi. Insomma, tenendo la mano sul rubinetto del gas, la Russia cerca di prendere due piccioni con una fava: da una parte costringe gli europei a farsi garanti per i loro protetti ucraini di un debito che potrebbe essere difficile onorare. Dall’altra costringono gli ucraini a ridurre, per mancanza di soldi, l’offensiva contro i ribelli nell’Est del Paese che proprio ieri hanno lanciato un nuovo contrattacco a Donetsk e a Mariupol uccidendo sette militari di Kiev.
L’ultima trattativa che ha consentito di sbloccare la situazione è stata dunque tra gli ucraini e gli europei proprio sulle modalità con cui la Ue si impegna a garantire il pagamento degli oltre 5 miliardi di dollari che la Russia esige da Kiev come saldo per gli arretrati e come anticipo per le nuove forniture. Ieri sera i termini esatti di questa intesa non erano ancora chiari. E dunque non è ancora possibile dire in che misura l’accordo influirà sul corso della guerra. Quello che appare certo è che l’Ucraina eviterà di congelare quest’inverno. E che anche gli europei potranno affrontare i rigori della stagione con maggiore tranquillità.