Freelance beffati e tartassati dal nuovo regime dei minimi

by redazione | 28 Ottobre 2014 14:44

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Mat­teo Renzi si com­muove per l’intraprendenza dei gio­vani ame­ri­cani che avviano start up nella Sili­con Val­ley, ma tri­plica le tasse agli under 35 ita­liani che scel­gono di seguire la stessa strada. All’estero mostra la fac­cia di chi ha capito la dif­fe­renza tra l’Iphone e il get­tone, in patria aumenta le tasse e i con­tri­buti pre­vi­den­ziali per chi usa l’Iphone per lavoro e il get­tone l’ha lasciato nel museo. Il para­dosso è con­te­nuto nell’annunciata riforma del nuovo regime dei minimi che entrerà in vigore nel 2015.

Si tratta di una rimo­du­la­zione del sistema di age­vo­la­zione fiscale per i con­tri­buenti a par­tita Iva – gli auto­nomi stella polare dell’“innovazione” cele­brata oggi nel Palazzo e nel Pd –per favo­rire l’imprenditoria gio­va­nile. Stando alle anti­ci­pa­zioni, che stanno dif­fon­dendo il panico nei mondi del lavoro auto­nomo e indi­pen­dente, è una beffa colos­sale. Il nuovo regime allar­gherà la pla­tea dei bene­fi­ciari fino a 900 mila per­sone alle quali verrà appli­cato un aumento dell’aliquota Irpef che pas­serà dall’attuale 5% allo stra­to­sfe­rico 15%. Que­sto regime fiscale verrà appli­cato a coloro che gua­da­gnano tra i 15 mila e i 40 mila euro lordi all’anno.

È ormai noto che i gio­vani pro­fes­sio­ni­sti, con­su­lenti, gli star­tup­pers tanto cari a Renzi gua­da­gnano attorno alla prima soglia, poco meno o poco più, men­tre arti­giani com­mer­cianti si atte­stano sulla seconda. Ad esem­pio, un gio­vane archi­tetto di 28 anni con 10.500 euro di com­pensi annui paghe­rebbe 1.460 euro, 240 euro in più degli attuali. In que­sta con­di­zione si ritro­verà chi è nel regime dei minimi attuale sino a quando non com­pirà i 35 anni o avrà con­cluso i primi 5 anni di atti­vità. Sem­pre che nel frat­tempo non sia costretto a migrare verso il lavoro nero o ras­se­gnarsi alla disoccupazione.

Il governo così tanto sen­si­bile alle «nuove pro­fes­sioni» favo­ri­sce il lavoro auto­nomo tra­di­zio­nale e ben pro­tetto da rap­pre­sen­tanze di cate­go­rie e da lob­bies e non i free­lance senza tutele né garan­zie che scel­gono (o sono costretti) all’attività in pro­prio. In pre­ce­denza il lavoro auto­nomo di seconda gene­ra­zione, così lo hanno defi­nito Ser­gio Bolo­gna e Andrea Fuma­galli, poteva uti­liz­zare il regime age­vo­lato fino ai 30 mila euro di fat­tu­rato. Renzi, invece, pro­spetta un taglio del 50% e aumenta le tasse.

Nella bozza della legge di sta­bi­lità il governo ha pro­spet­tato inol­tre un con­tri­buto da 800–900 milioni di euro per gli auto­nomi. Con­si­de­rata l’impostazione della riforma fiscale, si capi­sce subito a chi andranno que­sti soldi. «Se il governo non è in grado di pro­get­tare una seria revi­sione del carico fiscale per i free­lance – sostiene Anna Soru, pre­si­den­tessa dell’associazione dei free­lance Acta — che almeno offra lo stesso trat­ta­mento assi­cu­rato ai dipen­denti: gli 80 euro del bonus Irpef. Sarebbe anche que­sto un modo per rico­no­scerci cit­ta­di­nanza». Non sarà così. Nella legge di sta­bi­lità que­sti soldi non ci sono.

Blan­diti, e poi tar­tas­sati, que­sti auto­nomi sono un seg­mento del popolo apo­lide del quinto stato. Non sono dipen­denti, né tito­lari di impresa. Non sono tute­lati dai sin­da­cati e, molti di loro, saranno tra­volti dall’aumento dei con­tri­buti alla gestione sepa­rata dell’Inps sta­bi­lito da un altro governo «rifor­ma­tore», quello di Monti con Elsa For­nero al mini­stero del lavoro. Oltre alle nuove tasse, que­sti iscritti rischiano di dovere pagare l’aumento dei con­tri­buti dall’attuale 27,72% al 33,72% nel 2019. Il loro red­dito di povertà (in media sotto i mille euro al mese) verrà mas­sa­crato e alla fine di un’incerta car­riera pro­fes­sio­nale non potrà assi­cu­rare pro­ba­bil­mente nem­meno una pen­sione sociale. Se il tanto decan­tato Steve Jobs avesse aperto una par­tita Iva nel nostro paese l’avrebbe chiusa per­se­gui­tato dai cre­di­tori. In Ita­lia può accon­ten­tarsi di un panino alla pros­sima edi­zione della Leopolda.

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