A differenza dei volontari stabiliti dall’accordo sindacale del luglio 2013, quelli finanziati da Expo verranno pagati con il contributo standard previsto per il servizio civile: 433 euro al mese a testa per 12 mesi. Inizieranno a lavorare a febbraio 2015 e continueranno a farlo anche dopo la fine dell’esposizione ad ottobre. Così prospettato si verrà a creare una discriminazione tra i volontari della prima ora (dovevano essere 18500, ieri Sala ha detto che verranno selezionati 9–10 mila sulle 12.500 candidature ricevute) e i mille reclutati dal Touring club nell’ambito del progetto «Aperti al mondo» per «presidiare» o fare visite guidate al Duomo o alla Casa del Manzoni. I primi verranno pagati, i secondi dovranno accontentarsi di un tablet. Per chi arriverà a Milano da fuori dovrà pagarsi le spese. Questi ultimi aspetti non sono stati ancora chiariti e alimentano le polemiche.
Emergono altri problemi legati al bando per il servizio civile. Secondo il sito di informazione Redattore Sociale i 140 volontari avrebbero dovuto essere molti di più: cinquecento. Ma i fondi non sono stati stanziati. Il costo per singolo volontario sarebbe più alto rispetto ai 433 euro mensili previsti. A questa cifra bisogna aggiungere il costo dell’assicurazione, più 90 euro necessari per la formazione. Il costo minimo per questi corsi è di 150 euro, ne mancano 60. «Abbiamo già sborsato 40 mila euro extra per organizzare il sistema dei volontari – sostiene Sergio Silvotti, presidente di Cascina Triulza, uno dei soggetti che organizzano il padiglione della società civile – Le associazioni che fanno formazione si tireranno indietro, rischiano di perderci».
Dopo quello Letta, il governo Renzi conferma il suo protagonismo nelle politiche del lavoro Expo. Il sottosegretario al lavoro Bobba ha definito il servizio civile «un’iniziativa originale». A suo avviso la novità starebbe nel finanziare il servizio civile «da un soggetto privato» e nel mettere insieme le organizzazioni del terzo settore. Per Bobba il servizio civile è un modo «per impiegare i giovani in attività sociali» in un momento in cui la disoccupazione giovanile ha raggiunto i massimi storici. Resta tuttavia la differenza tra un’attività regolarmente inquadrata in un contratto nazionale, oppure tutelate secondo le altre norme del diritto del lavoro, e il volontariato (quello gratuito e quello pagato secondo gli standard). La prima è un lavoro, il secondo no. Una teoria simile è stata esposta già dal ministro del lavoro Poletti secondo il quale i lavoratori destinatari di un sussidio di disoccupazione dovranno rendersi utili per «lavori a beneficio della comunità». Non accettare quest’altra forma di «servizio civile» significa perdere il sussidio. è la regola del «workfare» che l’esecutivo intende realizzare approvando il Jobs Act in discussione in parlamento. L’Expo a Milano sta diventando il laboratorio di questa visione della società e del lavoro.
Tra incertezze e progetti sul lavoro volontario continua il count-down verso il primo maggio 2015, giorno d’esordio del “grande evento” milanese, ma anche festa del lavoro. Forte è l’esigenza del super-manager Sala di offrire un’immagine di Expo diversa da quella che le indagini della magistratura hanno fatto emergere. Sugli arresti per ‘ndrangheta legati ai subappalti Tem Sala ha detto che «in 100 pagine di atti non ce ne è una in cui si parla di Expo». «Noi abbiamo sbagliato tante volte, ma non dobbiamo cadere in questo autolesionismo», ha osservato, definendo «lapalissiano» quanto accaduto.«La nostra grande ambizione è fare in modo che la gente che verrà all’Expo se ne vada arricchita sul tema dell’alimentazione – ha aggiunto– Il senso per un’operazione del genere è che si cada alla ricerca della sua anima e in profondità sulle tematiche». Cibo, anima e lavoro volontario che, a volte, è anche gratis.