Europa e Asia il club dei litigi

by redazione | 13 Ottobre 2014 17:21

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Pare che a Narendra Modi, il primo ministro indiano figlio di un povero venditore di tè, la vita di club faccia orrore. Quindi, questa settimana non sarà a Milano, dove si riunisce il club euroasiatico dei capi di Stato e di governo. Peccato: sarebbe stata l’occasione per un incontro bilaterale tra lui e Matteo Renzi: fare il punto, a quattr’occhi, sul caso dei due marò, che tiene in tensione le relazioni tra Delhi e Roma da quasi tre anni, sarebbe stato un passo importante. Almeno per segnalare una volontà comune di soluzione rapida.
Non che per questo il vertice Asem — Asia-Europe Meeting — del 16 e 17 ottobre sarà poco importante: ci saranno Vladimir Putin, il premier cinese Li Keqiang e quello giapponese Shinzo Abe, un rosario di leader asiatici ed europei. Ma…insomma… al giorno d’oggi i club contano quel che contano.
Nel 1996, quando si tenne la prima riunione a Bangkok, al summit Asem parteciparono 25 Paesi. A Milano, decimo vertice, saranno cinquanta. Una bella crescita, non accompagnata, però, da successi di contenuto esaltanti: l’obiettivo di una «nuova partnership omnicomprensiva Asia-Europa» non si è mai davvero concretizzato. La Ue ha sempre partecipato con i suoi limiti: un po’ arrogante, divisa tra i diversi interessi nazionali al suo interno, senza una chiara politica verso il resto del mondo. Gli asiatici hanno spesso considerato gli europei in declino e per molti versi poco rilevanti (fatto salvo l’accesso al mercato della Ue). A Milano difficilmente sarà diverso: ci si arriva — forse è invitabile — nel modo di sempre, con ognuno che cura i propri interessi nazionali.
Per esempio, dal momento che la Cina è il membro più corteggiato del club, c’è chi preferisce incontrare Li Keqiang prima. Il premier cinese ha infatti appena concluso una visita in Germania, tappa iniziale del suo viaggio europeo. Accompagnato da 14 alti membri dell’amministrazione di Pechino, ha incontrato Angela Merkel e una serie di ministri del governo tedesco dopo essere stato accolto con gli onori militari: è stato il terzo vertice della partnership privilegiata tra i due Paesi (i maggiori esportatori del mondo). Le due delegazioni hanno firmato contratti per più di due miliardi di euro — soprattutto nell’alta tecnologia — e Li ha poi tenuto un incontro ad Amburgo con 500 donne e uomini d’affari. Ieri, è partito per Mosca, dove nei prossimi giorni incontrerà tra l’altro il premier Dimitri Medvedev, il presidente Putin e firmerà un’altra cinquantina di contratti con società russe — energia, finanza, alta velocità ferroviaria — e discuterà del rapporto sempre più stretto — al livello migliore da decenni, dicono i cinesi — tra Pechino e Mosca.
Non che questo annulli il valore del vertice Asem. Putin, per esempio, sarà molto ascoltato e osservato (anche da Washington): per capire i suoi orientamenti nell’evolvere della crisi in Ucraina e di fronte alle sanzioni occidentali. Incontrerà probabilmente il giapponese Abe e forse Renzi. Questi summit sono occasioni di contatti bilaterali ancora più che momenti di discussione collettiva. Ma se dagli incontri l’Italia — ospite in quanto presidente di turno della Ue — riuscisse a creare un clima positivo e a fare emergere, per dire, qualche novità nel rapporto con Mosca, il decimo Asem potrebbe considerarsi un successo.
Per ora, il dato di fatto è che il mondo euro-asiatico ruota attorno al pivot Cina e i Paesi della Ue lo approcciano separatamente. In meno di dieci anni da cancelliera, Frau Merkel è stata a Pechino in viaggio d’affari sette volte, l’ultima lo scorso luglio, e quest’anno ha avuto tre incontri al vertice. Putin per parte sua, ha firmato la scorsa primavera con il presidente cinese Xi Jinping un accordo energetico da 400 miliardi di dollari destinato a cambiare non solo la relazione tra Pechino e Mosca ma anche la politica di export energetico russa.
Il vertice di questa settimana — una concentrazione di tanti leader non si vede a Milano da decenni — è dunque una buona cosa ma non sarà un game-changer , qualcosa che cambia i giochi e aumenta la rilevanza della Ue agli occhi degli asiatici.
Qualcuno, anzi, vuole proprio segnalare che l’interesse è scarso: l’India manderà Vijav Kumar Singh, ex generale e viceministro degli Esteri. Marò o non marò.

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