Ebola, ecco il piano europeo contro il contagio
MENTRE. l’Europa decide quali nuove misure prendere per intercettare l’Ebola prima che entri in uno degli Stati membri, nuovi casi sospetti continuano ad alimentare l’allarme. A Palermo è stato ricoverato con febbre alta un turista francese che a settembre era stato in Togo. Visto che non si tratta di uno dei tre paesi dove è in corso l’epidemia, l’uomo era stato messo in isolamento solo per «iper-precauzione». In serata l’assessore regionale alla sanità, Lucia Borsellino, ha affermato che «non è Ebola », probabilmente un’infezione della quale non è ancora chiara l’origine, ma resta alto l’allarme. A Yale sono scattate le misure di sicurezza per un ricercatore di ritorno da Monrovia, la stessa cosa a Parigi per un’operatrice sanitaria dello staff che ha seguito la volontaria contagiata in Liberia poi sopravvissuta. E a Madrid hanno ricoverato uno dei contatti dell’infermiera che si è ammalata alcuni giorni fa dopo aver curato un missionario poi morto, mentre in Danimarca si registra il caso sospetto di un medico di Msf. A causa del virus c’è pure il giallo della Coppa d’Africa, che il Marocco, paese ospitante, vorrebbe far slittare o addirittura annullare, ipotesi per ora smentita dal ministro dell’Informazione.
Ieri a Bruxelles i ministri alla sanità europei hanno annunciato una serie di misure per aumentare i controlli. Intanto, hanno spiegato il commissario europeo per la salute Tonio Borg e Beatrice Lorenzin, che aveva chiesto la convocazione del vertice, si rafforzeranno le verifiche in partenza dagli aeroporti dei tre Stati colpiti dall’epidemia di Ebola, cioè Liberia, Guinea e Sierra Leone. Personale Oms ma anche eventualmente inviato dalla Ue verificherà le condizioni di salute dei passeggeri, sui voli francesi si fanno controlli direttamente sull’aereo. Poi sarà creato un database consultabile da tutti gli Stati con i dati di chi proviene dai Paesi colpiti dal contagio, in modo da conoscere l’identità di chi è a rischio e dopo essere atterrato si sposta in Europa. Fondamentale è considerato anche consegnare materiale informativo a chi viaggia in aereo, perché sappia chi chiamare se una volta in Europa sviluppasse i sintomi. «Noi avremo più fondi e attrezzature per i medici che lavorano alle frontiere aeroportuali — spiega Lorenzin — ma anche per quelli che accolgono i barconi dei migranti. Ci stiamo impegnando, ma ricordo che il rischio di un’epidemia in Europa non c’è. Molto probabilmente altri casi ci saranno, ma isolati». Anche l’Oms ritiene improbabile che l’epidemia esploda in Occidente. Il presidente Usa Obama per il secondo giorno consecutivo ha disdetto alcuni impegni per poter discutere dell’emergenza legata alla malattia. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon ha parlato di problema mondiale «che richiede una risposta globale» e ha invitato la comunità internazionale a finanziare aiuti contro il virus per miliardo di dollari.
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