by redazione | 31 Ottobre 2014 13:57
Roma, quartiere Ostiense. Ore 16,15. Tra il secondo e il terzo primo piano del gigantesco hangar trasformato da Eataly nel «tempio del cibo» più grande del paese, Hosseini Sharif, un rifugiato politico afghano di 25 anni, ha avuto un diverbio su una rampa di scale con lo chef Fabio Nitti. Secondo le prime ricostruzioni dell’accaduto, il sottocuoco impiegato nel reparto rosticceria ha sferrato una serie di coltellate allo chef, ferendolo alle braccia. «Aiuto, questo è matto» avrebbe urlato Nitti dopo i primi due colpi a vuoto. Anche la guardia giurata Giacomo Sassone, ieri al suo ultimo giorno di lavoro all’Ostiense, è stato ferito durante la colluttazione.
L’accoltellamento è avvenuto sotto gli occhi di decine di clienti terrorizzati. Alcuni indumenti macchiati di sangue sono rimasti a lungo sul pavimento. Anche dopo l’intervento delle forze dell’ordine il negozio è rimasto aperto. Sharif è stato fermato e, dopo l’arrivo della polizia, è stato portato nel vicino commissariato Colombo con l’accusa di tentato omicidio. I due feriti sono stati trasportati dal 118 in ospedale per ferite alle braccia, ma non sarebbero in gravi condizioni.
Secondo una ricostruzione il coltello usato per l’aggressione non sarebbe stato prelevato all’interno della struttura. Sharif lo avrebbe introdotto dall’esterno. L’uomo lavorava dal dicembre 2013 dopo avere partecipato a un bando di Italia Lavoro. È in possesso di un permesso di soggiorno da rifugiato politico. Il 24 ottobre ha rassegnato le sue dimissioni perchè avrebbe trovato un altro lavoro, ma è dovuto restare in negozio fino al 2 novembre. Questa è la versione fornita da Eataly che aggiunge: «I colleghi ci hanno riferito che si trattava di un ragazzo tranquillo. Sharif ha giustificato agli agenti il suo gesto contro lo chef sostenendo che «mi offendeva, mi trattava male e mi prendeva in giro». «Ero vittima di quell’uomo e per questo mi sono dimesso». Secondo quanto hanno ricostruito gli inquirenti, Sharif sarebbe cambiato negli ultimi due mesi ed era diventato irascibile.
Nelle ore successive all’accaduto alcuni dipendenti del mega store romano hanno fornito questa versione. Sarebbe «una conseguenza dei ritmi stressanti e delle continue pretese che vengono richieste ai lavoratori — ha detto ai giornalisti un dipendente — Nel mio reparto nell’ultima settimana si sono licenziate tre persone». «Lavoro qui da un anno — ha continuato– e se potessi andrei via. Solo pochi mesi fa un lavoratore è morto di infarto ma da quel momento non è stato fatto nulla, neanche messo un punto di primo soccorso. Oggi a medicare lo chef è dovuta intervenire una cliente, medico, che si trovava qui per caso».
«La situazione qui da Eataly non è delle migliori per noi lavoratori. Abbiamo contratti a termine e facciamo turni massacranti, anche di dodici ore» ha detto un altro dipendente. «Lavoro qui da un anno e se avessi un’alternativa sarei già andato via — ha aggiunto — il problema e che in un momento di crisi come questo non si può rinunciare allo stipendio e neanche avanzare troppe pretese perchè in pochi minuti si rischia di essere sostituiti».
I dipendenti ipotizzano che all’origine dell’accoltellamento ci sia stato un diverbio sul lavoro tra lo chef e l’aggressore. «Conosco entrambi di vista — sostiene un dipendente — so che l’aggressore lavorava al reparto rosticceria fino a qualche giorno fa e che poi si era dimesso. Lo chef, di fatto, era un suo superiore — continua — probabilmente avrà preteso qualcosa di troppo da lui».
Ieri pomeriggio nel negozio c’era anche il proprietario di Eataly Oscar Farinetti. «Sono stati momenti terribili, io ero al terzo piano e ho sentito gridare, mi sono affacciato, ho visto la scena e sono sceso immediatamente al primo piano — ha detto — Se non l’avessero fermato, l’avrebbe ucciso. Voleva uccidere. Il nostro executive chef era a terra ferito, c’era sangue dappertutto e continuava a chiedere: “perché, perché, io tratto bene chi lavora con me”». Così Oscar Farinetti, il patron di Eataly, racconta i momenti dell’aggressione di questo pomeriggio a Roma.
«Di Hosseini Sharif non si è mai lamentato nessuno, anzi — ha aggiunto Farinetti — Non ha mai preso un giorno di malattia, era sempre puntuale al lavoro, tanto che il suo contratto di un anno sarebbe stato modificato a dicembre per diventare a tempo indeterminato. Ma lui si era dimesso il 24 ottobre con una lettera scritta di suo pugno perchè aveva trovato un altro lavoro».
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