Dalla Polonia alla Turchia e ritorno

by redazione | 14 Ottobre 2014 10:07

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È andato in Polonia a incon­trare il pre­si­dente Komo­ro­w­ski, ha rice­vuto a Bru­xel­les il mini­stro degli esteri ucraino Kli­m­kin, quindi si è recato in Tur­chia per col­lo­qui col pre­si­dente Erdo­gan: non poteva ini­ziare meglio il nuovo segre­ta­rio gene­rale della Nato, il nor­ve­gese Jens Stol­ten­berg. Già lea­der del Par­tito del lavoro e capo di governo, soste­nuto dalla coa­li­zione «rosso-verde», si è gua­da­gnato il pre­sti­gioso inca­rico – si legge nella bio­gra­fia uffi­ciale – per­ché, quando era primo mini­stro nel 2005–2013, ha fatto della Nor­ve­gia uno dei paesi Nato con la più alta spesa mili­tare procapite.

Un segre­ta­rio dina­mico per una Alleanza sem­pre più dina­mica in campo mili­tare. In Polo­nia, dove si svolta l’esercitazione Nato Ana­conda 2014 con la par­te­ci­pa­zione di forze Usa, Stol­ten­berg ha assi­cu­rato che «la Nato è qui per pro­teg­gervi», ricor­dando che, dall’inizio della crisi in Ucraina, gli Alleati man­ten­gono nell’Europa orien­tale una «con­ti­nua pre­senza e atti­vità mili­tare aerea, ter­re­stre e marit­tima». Lo scopo è «inviare un forte segnale alla Rus­sia», defi­nita dal segre­ta­rio alla difesa lituano Vejo­nis «un aggres­sore, che rap­pre­senta una poten­ziale minac­cia per tutti i paesi europei».

Alla con­fe­renza stampa a Var­sa­via, il pre­si­dente Komo­ro­w­ski ha chie­sto al segre­ta­rio gene­rale della Nato di acce­le­rare la costru­zione dello «scudo mis­si­li­stico» in Europa, ricor­dando che la Polonia si è impe­gnata a raf­for­zarlo con un pro­prio «scudo», anch’esso rea­liz­zato con tec­no­lo­gie Usa, del costo pre­vi­sto di 33,6 miliardi di euro. Ha per que­sto rice­vuto le lodi di Stol­ten­berg. Con­tem­po­ra­nea­mente si è svolto in Polo­nia il Sim­po­sio sulla poli­tica nucleare della Nato, con la par­te­ci­pa­zione di tutti i paesi dell’Alleanza, com­presi quelli come l’Italia che hanno ade­rito al Trat­tato di non-proliferazione for­mal­mente come non-nucleari. Nella dichia­ra­zione del recente Sum­mit nel Gal­les, la Nato chia­ri­sce che «la difesa mis­si­li­stica inte­gra il ruolo delle armi nucleari, non le sosti­tui­sce» e che «fin­ché esi­ste­ranno le armi nucleari, la Nato resterà una alleanza nucleare», poi­ché le forze nucleari stra­te­gi­che degli Stati uniti (che l’amministrazione Obama sta poten­ziando), inte­grate da quelle bri­tan­ni­che e fran­cesi, costi­tui­scono «la suprema garan­zia della sicu­rezza degli Alleati». Come ulte­riore garan­zia, il pre­mio Nobel per la pace Lech Walesa pro­pone che «la Polonia deve pren­dere in pre­stito o in lea­sing armi nucleari per mostrare a Putin che, se un solo sol­dato russo mette piede sulla nostra terra, noi attaccheremo».

All’esercitazione Ana­conda 2014 in Polo­nia ha par­te­ci­pato anche il Lan­d­com, il comando delle forze ter­re­stri dei 28 paesi dell’Alleanza, atti­vato a Smirne in Tur­chia. Dove la Nato ha oltre venti basi aeree, navali e di spio­nag­gio elet­tro­nico, raf­for­zate nel 2013 da bat­te­rie di mis­sili Patriot in grado di abbat­tere veli­voli nello spa­zio aereo siriano; dove ha costi­tuito cen­tri di for­ma­zione mili­tare per com­bat­tenti da infil­trare in Siria, favo­rendo lo svi­luppo delle forze dell’Isis. Dove Stol­ten­berg è andato per espri­mere ad Ankara «la soli­da­rietà dell’Alleanza» di fronte alla «grave minac­cia dell’Isis».

Stol­ten­berg ha quindi lodato il recente voto del par­la­mento che «auto­rizza un ruolo ancora più attivo della Tur­chia nella crisi», e dichia­rato che «la Nato è pronta ad appog­giare tutti gli Alleati nel difen­dere la pro­pria sicu­rezza», dando in tal modo via libera al piano, uffi­cial­mente pro­po­sto dal pre­si­dente turco, che pre­vede la crea­zione di una «zona cusci­netto» in ter­ri­to­rio siriano, raf­for­zata da una «no-fly zone» (di fatto già oggi esi­stente). Il «piano Erdo­gan», pur avendo la Tur­chia pro­pri obiet­tivi nazio­nali (come quello di impe­dire la crea­zione di uno Stato curdo), rien­tra nella stra­te­gia Usa/Nato. L’abbattimento di Assad, aper­ta­mente chie­sto oggi dal governo turco, da anni fa parte della stra­te­gia della Nato.

La dichia­ra­zione del sum­mit sostiene addi­rit­tura che «il regime di Assad ha con­tri­buito all’emergere dell’Isis in Siria e alla sua espan­sione al di là di que­sto paese». In altre parole, dice che il pre­si­dente Assad, in preda a mania sui­cida, avrebbe favo­rito la for­ma­zione del movi­mento isla­mico che lo vuole rovesciare.

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