by redazione | 10 Ottobre 2014 16:13
La macchina della mobilitazione è partita, per culminare nella manifestazione Cgil del 25 ottobre: e nel frattempo fermate spontanee, scioperi – anche improvvisati. In alcuni casi, stando agli annunci della Fiom, addirittura l’occupazione delle fabbriche. Ma non è certo che tutto questo riuscirà a cambiare l’onda del Paese, ancora incantato da Matteo Renzi: il premier, dopo la fiducia approvata la scorsa notte al Senato, è intenzionato ad andare avanti. E dal canto suo il sindacato vuole giocarsi il tutto per tutto.
Martedì scorso, dopo l’incontro in Sala verde andato sostanzialmente male, la Cgil aveva diffuso una nota in cui si invitavano i lavoratori alla protesta, anche autorganizzata e spontanea: «A fronte della fiducia da parte del governo è necessaria un’immediata e forte risposta dai luoghi di lavoro, attraverso ordini del giorno, fermate e scioperi aziendali con assemblee». Maurizio Landini, dal canto suo, il giorno prima aveva minacciato la possibilità di «occupare le fabbriche». Dopo il voto di fiducia la tensione è salita, e si prevede un’accelerazione delle proteste, in tutta Italia.
Ieri una nuova dura nota del sindacato: «Con la richiesta della fiducia sul Jobs Act – dice la Cgil – il governo, dopo aver negato il confronto con la rappresentanza del lavoro, ha compiuto una palese forzatura che ha compresso il dibattito parlamentare, ha posto le basi per un’ulteriore precarizzazione dei giovani lavoratori, ha tolto diritti invece di estenderli, ha accentuato una logica di subordinazione del lavoro nei confronti dell’impresa, ha aperto spazi all’arbitrio e al sopruso». La delega viene definita «lacunosa, ambigua, indefinita e, in molte parti, sfuggente nei criteri».
Oggi le proteste si concentreranno in Emilia Romagna, perché è attesa una visita di Renzi: il premier inaugurerà a Crespellano, in provincia di Bologna, il nuovo stabilimento della Philip Morris. La Cgil ha già organizzato uno sciopero generale di 8 ore, previsto il 16 ottobre, ma il segretario Vincenzo Colla nega che sia stata organizzata una contestazione per questa mattina nel bolognese: «Noi non abbiamo organizzato nulla, poi ovviamente quando si muove il premier le contestazioni si muovono».
Più esplicita la Fiom, che invece annuncia contestazioni al premier, unitamente a quelle che verranno dalla Lista l’Altra Emilia Romagna. Ma le notizie di mobilitazione vengono anche da altre categorie: la Filctem ad esempio fa sapere che nel lucchese si fermeranno la Servizi Ospedalieri e la Scott Italvetro, e analogamente due impianti a Vicenza. Ma sono solo esempi, perché gli scioperi – a macchia – stanno dilagando.
Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil – 230 mila iscritti, in rappresentanza di un settore che tra chimici, elettrici e tessili conta un milione di persone – spiega che «la categoria è impegnata in scioperi e assemblee, perché la battaglia è appena iniziata».
Miceli non sembra sostenere la linea delle occupazioni di Landini, ma si rende conto che la sfida con il premier necessita di un impegno senza precedenti: «L’occupazione è certamente un atto eroico, ma rischia di farti rimanere chiuso nella fabbrica: mentre al contrario adesso devi parlare al Paese. Perché Renzi ha la tv dalla sua, può parlare a milioni di persone contemporaneamente. E allora dobbiamo farlo anche noi, ma faccia a faccia, nelle assemblee. L’essenziale adesso è informare, spiegare quello che c’è nel Jobs Act: non solo il licenziamento libero, ma anche il demansionamento, e la messa in discussione del contratto nazionale. Poi dobbiamo cercare di migliorare il testo alla Camera. Ricordiamoci che in mezzo ai prossimi passaggi parlamentari c’è la grande manifestazione di San Giovanni».
La Filctem d’altronde, insieme alle categorie “sorelle” di Cisl e Uil – Flaei Cisl e Uilctem – ha firmato un documento unitario contro l’abolizione dell’articolo 18, ma per il momento non è riuscita a convincere le colleghe a farle compagnia nelle proteste. Come per ora Fim e Uilm non seguono la Fiom, e analogamente Cisl e Uil con la Cgil. Anche se Susanna Camusso ieri ha voluto lasciare una porta aperta, e a chi le chiedeva se altre sigle si uniranno al 25 ottobre, ha risposto: «Il tempo è con noi».
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