Affondo del governo sull’austerity europea E niente manovra 2015
ROMA Dopo cinque anni di manovre correttive “lacrime e sangue”, solo quelle varate dal 2011 pesano sul bilancio 2014 per 64 miliardi, il governo Renzi allenta la morsa sulla finanza pubblica. Sfidando l’ortodossia europea del rigore, ed invocando non una, ma due circostanze eccezionali che impattano sul bilancio pubblico, la recessione e l’attuazione delle riforme, l’esecutivo ha deciso di posporre il pareggio di bilancio effettivo al 2017. E di sospendere per un anno, il prossimo, il percorso di avvicinamento all’obiettivo. Nelle intenzioni il 2015 sarà dunque un anno di pausa, di respiro: ci saranno interventi di stimolo alla domanda, con la conferma degli sgravi fiscali per lavoratori e imprese, ma non ci sarà una correzione del deficit pubblico. Che anzi verrà fatto scivolare dal 2,2% del pil, dove si assesterebbe senza fare nulla, al 2,9%, un pelo sotto al tetto massimo di Maastricht che verrà comunque rispettato.
Una nuova manovra restrittiva, sostiene l’esecutivo, avrebbe indebolito ancor di più l’economia, caduta in recessione per la terza volta in pochi anni: «Potrebbe provocare – si legge nelle carte del Tesoro – l’avvitamento in una spirale perversa». Il ritorno della crescita sarà invece il motivo ispiratore della manovra che prenderà corpo nelle prossime due settimane con la Legge di Stabilità. Le misure sono quelle indicate dal premier due giorni fa e ribadite ieri dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato la Nota di variazione del Documento di Economia e Finanza, con le nuove previsioni. Il bonus Irpef di 80 euro ai lavoratori dipendenti verrà confermato con le stesse caratteristiche di quest’anno, ma ci saranno anche sgravi sul costo del lavoro per le imprese, circa 2 miliardi di minori contributi, l’allentamento del Patto interno per i Comuni, i fondi per la scuola e per la riforma del mercato del lavoro. Ai nuovi ammortizzatori sociali sarebbe destinato almeno un miliardo e mezzo.
Le coperture arriveranno in gran parte dai tagli di spesa, ma ad esempio per finanziare i nuovi ammortizzatori sociali, ha spiegato ieri Padoan, si pensa anche ad una revisione, con un ridimensionamento, delle «tax expenditures», cioè degli sgravi, sconti e agevolazioni fiscali concesse alle imprese. Nella Legge di Stabilità potrebbero esserci anche le norme per spostare temporaneamente una parte del Tfr nella busta paga dei lavoratori. Il problema è quello di compensare le piccole imprese che vedrebbero sparire una fonte diretta di finanziamento. Ma al bilancio pubblico, teoricamente, l’operazione Tfr non costerebbe nulla e farebbe molto comodo per la ripresa dei consumi.
Per il 2015 il governo sembra comunque abbastanza ottimista. L’economia è vista crescere dello 0,6%, un più 0,5% tendenziale, cui si somma uno 0,1% indotto dalle riforme. Mentre l’avanzo primario si ridurrebbe ancora rispetto al livello già basso di quest’anno (1,6% contro l’1,7%). Nel 2015 il governo ipotizza di nuovo una piccola manovra di correzione dei conti pubblici (0,1% in termini strutturali, cioè al netto degli effetti della congiuntura), ma solo dal 2016 l’abbattimento del disavanzo strutturale tornerebbe ad essere pari allo 0,5% , come aveva chiesto la Ue. Aumenta anche il debito, nonostante la rivalutazione del pil. Salirebbe al 133,7 nel 2015, ma verrà spuntato di qualche decimale, al 133,4%. Per farlo serviranno le privatizzazioni previste dello 0,7% annuo, che il governo conferma, ma come media nel prossimo triennio. Ora la partita si sposta a Bruxelles. Anzi in Lussemburgo, dove i ministri delle Finanze della Ue si riuniranno il 12 e 13 ottobre prossimi, a due giorni dalla data limite per la consegna delle nuove leggi di bilancio.
Mario Sensini
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