8 ottobre, la Fiom a Milano: “Scioperiamo contro i capi di stato europei”

by redazione | 7 Ottobre 2014 19:20

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La pros­sima pun­tata del Mat­teo Renzi show per recla­miz­zare il suo Job Act di impianto otto­cen­te­sco andrà in scena domani a Milano, davanti ai capi di stato euro­pei riu­niti al Con­fe­rence Cen­tre di Fie­ra­mi­la­no­city. Sono fuori dal mondo reale ma si applau­di­ranno a vicenda pro­met­ten­dosi di demo­lire ciò che resta dei diritti dei lavo­ra­tori. In strada, spiati a vista dai poli­ziotti 2.0 con tele­ca­mera incor­po­rata, ci saranno gli ope­rai della Fiom in scio­pero accom­pa­gnati da chi si è stu­fato di restare a guar­dare (piaz­zale Lotto alle 9,30, con inter­vento finale di Mau­ri­zio Lan­dini). “Que­sto scio­pero è un azzardo, ma non pote­vamo per­dere un’occasione simile”, dice Mar­cello Sci­pioni, segre­ta­rio gene­rale della Fiom Milano.

Azzardo in che senso?

Si tratta del primo scio­pero gene­rale ter­ri­to­riale in Ita­lia in un momento molto dif­fi­cile. Gli ope­rai oggi non stanno con Renzi ma scio­pe­rare fa paura, le aziende con­ti­nuano a licen­ziare, la cassa inte­gra­zione aumenta. La tra­ge­dia occu­pa­zio­nale è sto­ria di ogni giorno, la scorsa set­ti­mana 115 ope­rai della Nokia di Cas­sina de’Pecchi sono stati licen­ziati con una mail. Tut­ta­via pen­siamo che que­sta data sia impor­tante, il disa­stro che si sta abbat­tendo sull’Italia non può essere com­preso se si pre­scinde dalle dina­mi­che euro­pee. Forse senza que­sto ver­tice non avremmo pun­tato su que­sta data, ma adesso penso che sia quasi una tappa obbli­gata anche per­ché i tempi di attua­zione del Job Act si annun­ciano così veloci che la mani­fe­sta­zione del 25 otto­bre potrebbe svol­gersi a gio­chi fatti.

Visto il clima, che par­te­ci­pa­zione vi aspettate?

Ci saremmo aspet­tati più coin­vol­gi­mento da parte della Cgil ma comun­que da set­ti­mane stiamo lavo­rando per allar­gare la par­te­ci­pa­zione. Non mani­fe­stiamo solo con­tro il Job Act, chie­diamo anche il rilan­cio dell’industria e degli inve­sti­menti, e la gene­ra­liz­za­zione del red­dito anche per i pre­cari. Vogliamo la redi­stri­bu­zione della ric­chezza. Ci aspet­tiamo molti metal­mec­ca­nici in piazza, ma anche sog­getti ai mar­gini del mondo del lavoro.

I pre­cari, la ferita aperta. Renzi è un baro e gioca sporco ma il suo mes­sag­gio sui pre­cari vit­time dei garan­titi fa brec­cia. Forse non sarebbe il caso di alzare il tiro e di pre­ten­dere più diritti per tutti? Di met­tersi in gioco diret­ta­mente per restare meno soli in piazza?

La Fiom, a dif­fe­renza degli altri sin­da­cati, è dal 2003 che in ogni piat­ta­forma riven­di­ca­tiva ha inse­rito l’obbligo di pun­tare alla sta­bi­liz­za­zione dei pre­cari, e infatti ne abbiamo rego­la­riz­zati migliaia. Io credo che sia una impresa ancora alla nostra por­tata, il sin­da­cato sto­ri­ca­mente ha sem­pre usato la pro­pria forza per esten­dere i diritti anche agli altri.

Forse il pro­blema più che sin­da­cale è poli­tico. Chi sta vera­mente con i pre­cari? Senza risol­vere que­sto nodo, forse la bat­ta­glia è persa.

Sì, è vero. C’è una con­trad­di­zione: noi ci siamo resi conto da tempo — vedi l’esperienza della May Day — che que­sto è il pro­blema eppure, pur par­lando a tutti, pos­siamo agire solo nel nostro set­tore. In assenza di un sog­getto poli­tico o col­let­tivo forte i nostri con­fini restano limi­tati ed è dif­fi­cile allar­gare la pla­tea di quelli dispo­sti a met­tersi in gioco. Ma credo che prima o poi verrà affron­tato il nodo di un sog­getto poli­tico che ancora non esi­ste, è in atto la can­cel­la­zione di qua­lun­que azione col­let­tiva per tutti, ope­rai, pre­cari, stu­denti. Non si può fare altri­menti. Siamo sotto un attacco incre­di­bile. Siamo arri­vati al punto che anche il sin­daco Giu­liano Pisa­pia si sca­glia gra­tui­ta­mente con­tro il sin­da­cato, in un momento così delicato.

Appunto, di fronte a que­sto attacco gene­ra­liz­zato forse non basta pun­tare solo sulla difesa di una norma (art.18), ancor­ché sacrosanta.

Da anni la Fiom cerca di guar­dare oltre e di pun­tare all’allargamento dei diritti. All’ultimo con­gresso abbiamo anche ragio­nato sull’idea di un red­dito sle­gato alla pre­sta­zione lavo­ra­tiva. Lo abbiamo chia­mato red­dito di resi­stenza, dovrebbe essere un sus­si­dio per chi ha perso il lavoro ma anche per chi un lavoro lo sta sem­pli­ce­mente cer­cando. E’ un’idea in fase ancora embrio­nale ma stiamo appro­fon­dendo la sua soste­ni­bi­lità. Magari, se il governo si deci­desse ad ascol­tarci, potremmo anche illustrargliela.

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