by redazione | 22 Settembre 2014 8:20
ROMA . Trovare il punto d’incontro, puntare sulle idee comuni e andare in piazza assieme. Cgil, Cisl e Uil non hanno la stessa opinione sull’articolo 18, sul lavoro e sul Jobs Act, ma tutti e tre i sindacati sanno che manifestare separatamente vorrebbe dire servire al premier un regalo su un piatto d’argento. Renzi – a differenza di Berlusconi – non punta a dividerli, non li chiama nemmeno. Ecco perché, dimenticando le accuse che Camusso, Bonanni e Angeletti si sono scambiati negli ultimi giorni, i tre leader – in settimana – s’incontreranno per cercare di presentare assieme una mobilitazione su lavoro e articolo 18, ma non solo.
Si fa trapelare la notizia di un summit previsto per venerdì mattina (prima di partecipare assieme a un convegno del Cnel), ma è molto probabile che i tempi siano ben più stretti e che si ragioni non sui giorni, ma sulle ore. Aspettare il fine settimana avrebbe poco senso, visto che già dopo domani la legge delega va al Senato e che fra sette giorni ci sarà, sul tema, l’attesa e infuocata segreteria del Pd. Al di là dello scontro frontale fra governo e Cgil e dei colpi di fioretto scambiati nei giorni scorsi fra i tre leader, si cercherà quindi di fare fronte comune sul lavoro. Sia perché la Cgil sa che questa volta sarebbe impensabile pensare di portare in piazza milioni di persone contro l’abolizione dell’articolo 18 come Cofferati fece dodici anni fa, sia perché tutte e tre le sigle hanno urgenza di smarcarsi dall’angolo nel quale Renzi le ha confinate. Ecco perché si ragiona su tempi e modi di una manifestazione unitaria, con già in testa una data e un luogo.
Se tutto va bene e l’intesa si trova, si ragiona su Piazza San Giovanni, a Roma, per sabato 11 ottobre. I tre temi sui quali lavorare con l’obiettivo di andarci assieme riguardano la politica fiscale (le tre sigle hanno già un piano condiviso), la lotta al precariato (Renzi accusa il sindacato di pensare solo a chi ha già i diritti; Cgil, Cisl e Uil vorrebbero rispondere portando i precari in piazza) e chiaramente il lavoro. Argomento però da trattare nel complesso, senza focalizzarsi solo sull’articolo 18 e sul diritto al reintegro. Sul preciso punto infatti i sindacati hanno posizioni diverse; mentre la Cgil non è disposta a rivedere l’articolo e vuole estenderlo alle nuove assunzioni («non siamo disposti a fare scambi con gli ammortizzatori sociali», ha precisato la Camusso) Cisl e Uil aprono a una trattativa con il governo e chiedono garanzie sul contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, ma senza scendere troppo nei particolari sull’articolo 18. Bonanni vuole prima di tutto uscire dal tunnel delle false partite Iva, dei lavori a progetto, dei co.co.co e co.co.pro e chiede che tutte queste forme di precariato spariscano, assorbite dal nuovo contratto; Angeletti vuole che non sia tolto l’articolo 18 a chi già ce l’ha, ma apre ad una possibile rivisitazione per i nuovi assunti. Carla Cantone, la leader dei pensionati Cgil, è convinta che «sia ora di farla finita con le battute, le botte e risposte. Sindacato e governo tornino al merito e sul merito non sarà difficile per Cgil, Cisl e Uil trovare un fronte comune sull’articolo 18». La trattativa interna è in corso: l’obiettivo è di ottenere sul lavoro, la stessa posizione comune raggiunta dai sindacati sul settore pubblico. Contro il nuovo blocco delle buste paga, l’8 novembre, Cgil, Cisl e Uil saranno in piazza assieme.
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