Ora il terrorismo sfida la Francia: ucciso l’escursionista Hervé Gourdel
PARIGI La messa in scena è meno sofisticata rispetto ai precedenti video dei terroristi, e ugualmente spaventosa. Nel «messaggio di sangue per il governo francese», così si intitola il filmato, la guida di montagna Hervé Gourdel, 55 anni, catturato domenica nei monti della Cabilia, in Algeria, appare in ginocchio, con le mani legate dietro la schiena. I jihadisti gli danno la parola per costringerlo ad accusare il presidente francese, «Hollande, tu hai seguito quell’asino di Obama», lui ne approfitta per aggiungere in fretta le sole parole importanti, le ultime della sua vita: «Françoise, Erwan, Anouk, genitori, vi voglio bene», ricordando la moglie, i due figli, la madre e il padre.
Seguono tre lunghi minuti di retorica in arabo sulla guerra santa, di insulti alla Francia che ha osato bombardare le posizioni dello Stato islamico in Iraq, letti da un uomo a volto coperto che gli sta alle spalle. Poi Gourdel viene spinto a terra, quattro terroristi lo tengono fermo mentre un quinto comincia a usare il coltello. Le immagini si fermano, riprendono quando ormai la testa è staccata dal corpo.
Per la prima volta l’orrore islamista ripreso dalle telecamere riguarda un cittadino francese, un uomo con il profilo perfetto per provocare, se possibile, ancora più terrore: non un soldato, né un inviato di guerra né un operatore umanitario con coraggio e ideali non comuni, ma un turista, un appassionato di passeggiate in montagna e di fotografia. Gourdel viveva a Saint-Martin-Vésubie, sopra Nizza, e per mestiere organizzava gite a casa, nel massiccio del Mercantour, al confine con l’Italia, nei sentieri che suo padre gli aveva fatto scoprire quando aveva 10 anni. Gourdel amava anche viaggiare: Nepal, l’Atlante marocchino, Algeria. Metteva le sue foto su Facebook, e adesso Antoine Basbous, direttore dell’Osservatorio sui Paesi arabi, si chiede se i terroristi a caccia di occidentali non lo abbiano individuato grazie a quelle immagini.
Gourdel era arrivato sabato a Tizi Ouzou, 110 chilometri a est di Algeri. Domenica sera è stato catturato dagli integralisti islamici autoproclamati «Soldati del califfato»: un gruppo salafista in passato legato ad Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb islamico), e che il 14 settembre scorso ha annunciato invece fedeltà allo Stato islamico di Abu Bakr al-Baghdadi. L’ultimatum e la decapitazione di Gourdel sono la prima risposta all’appello dello Stato islamico, che lunedì chiedeva a tutti i musulmani nel mondo di uccidere «i francesi cattivi e sporchi», ovunque si trovassero.
L’azione è stata condotta con tempismo perfetto, la notizia della decapitazione è arrivata mentre il premier Manuel Valls illustrava in Parlamento l’operazione militare in Iraq, e il presidente Hollande si apprestava a prendere la parola alle Nazioni unite, a New York.
«Hervé Gourdel è morto perché era francese — ha detto Hollande —. Perché il suo Paese combatte il terrorismo e ama la libertà. Questa aggressione vigliacca, crudele, vergognosa, contribuisce a rafforzare la mia determinazione. La Francia non cederà mai al terrorismo, perché è il suo dovere e, molto di più, il suo onore». La Francia resta per ora l’unico Paese occidentale a eseguire raid in Iraq a fianco degli Stati Uniti.
Stefano Montefiori
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