Tagli alla sanità, rivolta di Lombardia e Veneto

Tagli alla sanità, rivolta di Lombardia e Veneto

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ROMA — Sciopero fiscale contro i (presunti) tagli alla sanità. Dopo il governatore del Veneto Luca Zaia, interviene anche il collega leghista della Lombardia, Roberto Maroni. Che dà manforte su Twitter e annuncia: «Bene Zaia, anche la Lombardia è pronta». Ma il fronte dei governatori, compatto nel difendere il no ai tagli, non lo è affatto nei confronti dello sciopero fiscale. Strumento «demagogico», lo definisce il presidente della Puglia (Sel) Nichi Vendola. «Sbagliato e inutile», concorda da Forza Italia il governatore della Campania Stefano Caldoro.
La Lega, dunque, parte all’attacco. Rispolverando dall’armamentario storico una vecchia parola d’ordine già minacciata più volte, a partire dal 1992, quando l’allora ideologo Gianfranco Miglio la usava come arma per la «Repubblica del Nord». Sono passati molti anni, ma lo slogan e la minaccia tornano d’attualità.
Non sono servite le rassicurazioni del ministro Maria Elena Boschi, dopo le indiscrezioni che vedevano la sanità come obiettivo principale della spending review : «Non ci saranno tagli lineari e le Regioni che sono virtuose e spendono bene non devono preoccuparsi». Di fronte alle rassicurazioni, è rientrata anche la protesta lanciata da Sergio Chiamparino, esponente del Pd e presidente della Conferenza delle Regioni.
Ma l’allarme resta e i governatori leghisti se ne fanno portavoce. Marcando l’accento, ovviamente, sui temi a loro cari. Perché, come dice Zaia, «quattro regioni meridionali hanno un buco sanitario di cinque miliardi». E perché, aggiunge, «Renzi non avrà mai il coraggio di applicare i costi standard».
Alle argomentazioni leghiste replicano alcuni esponenti pd. Da Pina Picierno: «Vi ricordate quelli che gridavano Roma ladrona? Ora minacciano lo sciopero fiscale contro i tagli agli sprechi». A Simona Bonafè: «Zaia e Maroni vaneggiano. I tagli alla spesa sanitaria li ha fatti Tremonti con il sostegno della Lega, noi vogliamo tagliare solo gli sprechi».
Caldoro non è d’accordo con i governatori leghisti, ma è fermo sul governo: «Abbiamo sottoscritto un patto con l’esecutivo a luglio e va rispettato. In quell’accordo, triennale, si stabiliva l’entità del fondo sanitario. La certezza delle risorse va mantenuta e su questo saremo durissimi». Ma gli sprechi? «Faremo la nostra parte e sono orgoglioso di quello che abbiamo fatto in Campania. Ricordo anche che nel patto è previsto che i soldi risparmiati dagli sprechi vanno reinvestiti nella sanità. Quindi tagli non ce ne possono essere».
Quanto alla Lega: «Non so cosa vuol dire sciopero fiscale, mi sembra uno strumento sbagliato e inutile. E sui costi standard c’è un equivoco, noi li applichiamo già dal 2013. La differenza si fa sulla media nazionale non sulle singole Regioni». Caldoro chiede unità alle Regioni: «Basta con i protagonismi della Lega sullo sciopero fiscale, ma anche di chi, come la Toscana, fa le corse sui ticket dell’eterologa: così si è meno forti nel difendere il patto sulla salute».
Nichi Vendola respinge l’arma estrema dello sciopero fiscale: «È un argomento sempre abbastanza demagogico e anche drammatico, perché lo Stato si regge su un patto fiscale». Detto questo, «sono anni che la crisi economica diventa l’argomento che legittima l’infierire sul welfare , il taglio alla rete delle protezioni sociali e lo smantellamento dei servizi per i cittadini. Le politiche dell’austerity sono una medicina che uccide l’ammalato. Abbiamo bisogno per rilanciare la crescita di far ripartire gli investimenti, non di sottoporre il welfare a un ulteriore dimagrimento coatto. Di dimagrimento in dimagrimento si rischia l’infarto». Vendola si dice pronto a fare la sua parte sugli sprechi della sanità: «Fa parte dell’etica della responsabilità eliminare ogni zona d’ombra della spesa pubblica. Ma bisogna prendere bene la mira, altrimenti si sbaglia bersaglio e si colpisce il cittadino». Quanto alle argomentazioni leghiste e alla necessità di fissare i costi standard, Vendola non è ben disposto: «Innanzitutto va rilevato che il Sud e il Nord non sono entità omogenee. Per dire, il Piemonte di Roberto Cota non aveva fatto registrare performance brillanti. E poi prima di intervenire sui costi standard bisogna realizzare investimenti strutturali per la modernizzazione delle strutture del Sud. Per esempio, uno spreco significativo è la voce mobilità passiva, o turismo sanitario: molti cittadini vanno a curarsi negli ospedali del Nord. E le regioni del Sud pagano il Nord. Prima si riduca questo divario strutturale, poi parleremo anche dei costi standard».
Alessandro Trocino



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