by redazione | 26 Settembre 2014 8:56
WASHINGTON È la guerra dei mille fronti. Fatta di raid, uccisioni, agguati, diplomazia. Su uno scacchiere che va dal Medio Oriente fino agli Stati Uniti. Con allarmi terrorismo veri o presunti che fanno il gioco dei propagandisti del Califfo. L’ultimo riguarda i metrò di New York e Parigi che potrebbero essere l’obiettivo di attentati.
La coalizione ha sferrato nella notte nuove incursioni contro l’Isis in Siria. Dieci caccia delle aviazioni arabe e sei americani hanno colpito una dozzina di siti petroliferi in mano ai militanti, a sud e a est di Raqqa. Stime non ufficiali dicono che i militanti guadagnerebbero 2 milioni di dollari al giorno con il contrabbando di greggio verso Turchia e Giordania. In azione anche i jet francesi nella regione di Falluja, Iraq. Cresce il numero degli interventi Usa in territorio iracheno: ieri almeno 10 in aree diverse. Presto potrebbero aggiungersi altre nazioni. Oggi è atteso un voto del Parlamento britannico. Londra ha dei Tornado schierati a Cipro. Olanda e Belgio promettono 6 caccia ciascuno. La Grecia invierà munizioni ai curdi.
Il premier iracheno Abadi, in missione all’Onu, ha sostenuto che l’Isis avrebbe pianificato attentati contro i metrò di New York e Parigi. Missioni affidate a elementi occidentali reclutati ad hoc: questo sarebbe emerso da un’attività di intelligence contro elementi jihadisti. Un attacco «imminente». L’informazione è stata però accolta con cautela dalla Casa Bianca: «Non abbiamo informazioni che possano confermare queste minacce, stiamo comunque verificando». Il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, ha aggiunto di essere stato avvisato ma ha precisato che le misure di sicurezza sono state rafforzate da tempo. All’Onu ha parlato ieri anche il presidente dell’Iran, Hassan Rouhani: ha chiesto agli Usa e ai Paesi arabi di scusarsi per i loro errori, che hanno portato all’ascesa dell’estremismo.
Intanto l’Fbi ha annunciato di aver identificato Jihadi John, il militante che compare nei video delle esecuzioni degli ostaggi. L’assassino con accento inglese. Per ora, non ne hanno svelato il nome. Lui, il killer, si nasconderà nei dintorni di Raqqa, in Siria, però è possibile che vi sia arrivato attraverso un canale con ramificazioni in Gran Bretagna e Turchia. Per giorni l’Fbi, insieme ai colleghi britannici, ha analizzato la voce del sospetto e ogni frammento dei filmati della decapitazione di James Foley, Steve Sotloff e David Haines. Chissà se non sia saltato fuori qualcosa dalle banche dati dell’Nsa.
Si è ipotizzato che il terrorista appartenga a una cellula nota come i «Beatles», composta da jihadisti giunti dalla Gran Bretagna. Con loro i sarebbero anche militanti belgi e sauditi. Solo alcuni delle migliaia di stranieri arrivati in Iraq e in Siria. Non tutti, però, nelle file dell’Isis.
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