A Roma inizia lo Strike Meeting: «È tempo per uno sciopero sociale»
È tempo per uno sciopero sociale. Da oggi a domenica il movimenti sociali tornano a riunirsi a Roma all’università la Sapienza dalle 15, domani alle Officine Oz e nel centro sociale Strike, domenica mattina a Acrobax per lo «Strike meeting» (www?.auti?stici?.org/?s?t?r?i?k?e?m?e?e?t?ing).
L’incontro è stato preceduto da una campagna sui social network particolarmente suggestiva: giovanisilhouette in nero e anonime che alludono ad alcune delle professioni più precarie del momento: c’è un’infermiera, un’addetta ai call center, un lavoratore dell’edilizia. C’è una studentessa, oppure una cognitaria con il pc e il mouse. Ogni immagine è accompagna da uno slogan con relativo hashtag da lanciare su twitter: #stopjobsact, #redditopertutti, #salariominimo, #commonwelfare. Sono i concetti che accompagnano il lavoro teorico dei movimenti sociali italiani, e non solo, ma in più c’è la dichiarata intenzione di dare battaglia in autunno contro la legge delega sul lavoro in discussione in Parlamento.
Si tratta della seconda parte della legge Poletti che prevede, tra l’altro, l’istituzione di un contratto «a tutele crescenti» che contrasta con la riforma del contratto a termine stabilita dalla riforma appena approvata. La maggioranza deciderà se approvare la norma liberticida che liberalizza i licenziamenti in cambio di un indennizzo (è l’orientamento della destra liberista), oppure sospendere le tutele per i precari «solo» per 36 mesi (è il neo-liberismo compassionevole del Pd). Ma non di solo lavoro si parlerà in questa «tre giorni». C’è il «piano Lupi» sulla casa che ha dichiarato guerra ai poveri che occupano in mancanza di un tetto. «Un provvedimento che sancisce la fine della politica di intervento pubblico contro l’emergenza abitativa» si legge nella «call» dell’incontro.
L’idea è lanciare uno «sciopero precario» nelle città, dove gli spazi vengono sgomberati e la normalizzazione cancella le pratiche e la memoria, e uno sciopero in rete «NetStrike» indirizzato a «mezzo milione di proletari digitali che lavorano come web design o web editor, programmatori, nel montaggio audio e video». Si vuole promuovere uno «sciopero generale del sindacalismo di base e conflittuale» per unire il lavoro dipendente (oggetto di un attacco senza precedenti sul salario e sul suo valore — si pensi alla macchina infernale della «meritocrazia» che Renzi-Giannini vogliono applicare agli stipendi degli insegnanti) al lavoro autonomo e precario.
L’ottica è quella della «coalizione» per invertire la tendenza ultra-trentennale della frammentazione. Il metodo è quello del «sindacalismo sociale o metropolitano». Visto che i precari non vivono solo in fabbrica, o negli uffici, nei workshop si proverà a riflettere sulle pratiche che permettono agli «sciami intelligenti» di fare rete. Un’attività ambiziosa, e non scontata, che intende tornare «a far male ai padroni».
A metà ottobre è prevista la settimana di mobilitazioni dei movimenti per il diritto all’abitare. Il 14 novembre ci sarà una giornata di conflitto indetta dall’assemblea nazionale in Val Susa e rilanciata ad agosto dagli studenti al «Riot village in Salento».
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