Il Regno resta unito. Il 55% degli scozzesi dice no all’indipendenza

Il Regno resta unito. Il 55% degli scozzesi dice no all’indipendenza

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Alla fine di una lunga notte di conta e nervosismo, arrivano i risultati finali. Il “no” vince col 55% delle preferenze, il “sì” si ferma al 45%. La Scozia ha dunque scelto di restare all’interno del Regno Unito.

La festa – per gli unionisti, per i mercati e per le cancellerie europee – può dunque iniziare. Lo spauracchio di un break-up all’interno dell’Unione Europea, prodomo forse di quel ‘brexit’ – l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue – che da qualche anno aleggia su Bruxelles, è rinviato. Non a caso “sollievo” per la vittoria dei ‘no’ è stato espresso dal presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. “Lo ammetto, il risultato mi solleva”, ha detto in un’intervista alla radio tedesca Deutschlandfunk. David Cameron può dunque rivolgersi alla nazione davanti allo storico portoncino di Downing Street.

“E’ il tempo per il nostro Regno Unito di andare avanti”, ha detto Cameron. ”La questione ora è stata risolta per una generazione o, come ha detto Salmond, per una vita”. ”Ho appena parlato con Salmond e mi sono congratulato con lui per la campagna combattuta con forza”, ha scritto il premier britannico sul suo profilo Twitter. ”Sono felicissimo che il suo Snp parteciperà ai colloqui per una ulteriore devolution”. ”Rispetteremo le promesse fatte alla Scozia in pieno”, ha quindi dichiarato Cameron che ha parlato di una bozza di legge al riguardo “entro gennaio”. ”Gli scozzesi hanno mantenuto unito il nostro Paese formato da quattro nazioni e come milioni di altre persone sono felicissimo”, ha concluso Cameron assicurando che gli scozzesi “avranno più poteri sulla gestione dei loro affari”, ma che questo varrà “ugualmente per gli abitanti di Inghilterra, Galles e Irlanda del nord“.

Cameron, insomma, ha messo subito in chiaro di aver ‘ricevuto il messaggio’ e Westminster non farà spallucce. Il first minister scozzese, Alex Salmond, dal canto suo ha ammesso la sconfitta alla prime luci del mattino. ”Accettiamo la vittoria del no”, ha detto Salmond parlando a Edimburgo, quando ormai non ci sono più dubbi. ”Riconosciamo la scelta democratica degli scozzesi”. Ringrazia però la Scozia per quel milione e seicentomila voti che ha fatto sopravvivere il sogno. E adesso, incalza, ”si onorino lo promesse. Lo chiedano tutti gli scozzesi”.

Bene anche la City di Londra. La sterlina nella notte ha infatti toccato il massimo sull’euro dal luglio 2012 a 78,10 pence. Si è poi stabilizzata a quota 78,40 pence, ma sono attesi nuovi balzi con l’apertura del mercato britannico. La borsa poi parte positiva: l’indice Ftse 100 segna +0,75% a 6.870,41 punti. Che l’incertezza però non fosse limitata alla sola Gran Bretagna lo testimonia la reazione delle borse mondiali.

La Borsa di Milano, ad esempio, apre con un balzo dopo l’esito del referendum. L’indice Ftse Mib sale dell’1,10% a 21.374 punti. La Borsa di Tokyo festeggia poi la vittoria del no chiudendo a +1,58%, sfiorando i massimi degli ultimi 7 anni, da novembre 2007.



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