La protesta dei «nobili» a Venezia: drappi sul Canal Grande contro le navi
«Con ironia qualcuno ci chiama nobilastri, bollando la nostra battaglia in difesa di Venezia con la sua Laguna come l’idea di un gruppo di sopravvissuti in cerca di visibilità. E no, il Gruppo 25 Aprile ha raccolto in pochi mesi 30.000 firme (3.000 nelle ultime 48 ore) e altre se ne raccoglieranno. Ci sono banchetti in tutta la città. Ma li avete contati i drappi esposti sui Palazzi che s’affacciano sul Canal Grande nel giorno della Regata Storica? Una cinquantina. Color dell’acqua, visibili a tutti. Un successo». È Jane Da Mosto, signora veneziana (anche se è nata a Londra), a raccontare con entusiasmo e determinazione il senso della protesta («noi preferiamo chiamarla affermazione») contro la soluzione «governativa» per liberare il Canale della Giudecca e il Bacino di San Marco dalle grandi navi: passaggio esterno, lontano dal centro, mantenendo l’attuale approdo alla Stazione Marittima, raggiunto attraverso un nuovo canale, il Contorta Sant’Angelo. «Un’assurdità, scelta non sostenuta da studi scientifici seri, un altro sfregio», incalza Jane.
Il tema grandi navi non c’entrerebbe con la Regata Storica — corteo di barche ma anche gara che si disputa annualmente la prima domenica di settembre — appuntamento imperdibile per veneziani e turisti. Nell’occasione, i proprietari delle antiche dimore aprono sale e saloni, organizzano feste pomeridiane dove gli ospiti, tra una tartina e un bicchiere, si affacciano dalle logge, con lo sguardo rivolto ai regatanti sul Canal Grande.
La posizione migliore è davanti alla «machina», il palco delle autorità allestito sull’acqua. Quest’anno, a rappresentare il Comune c’era il commissario Vittorio Zappalorto, dopo le dimissioni di Giorgio Orsoni, causa scandalo Mose. E per la prima volta si sono visti i gondolini con il nome dello sponsor. La sfida, dunque, è stata vinta, al centimetro, dall’equipaggio verde di Ivo Redolfi Tezzat e Giampaolo D’Este. Settima vittoria della loro carriera di regatanti storici. Sconfitto l’arancione dei cugini Rudi e Igor Vigotti, che avevano trionfato nell’edizione del 2013.
Il fatto è che nei Palazzi, con o senza drappo verde scuro esposto, gli argomenti di conversazione erano altri. E Venezia, già lacerata per la Tangentopoli del Mose, ora è spaccata in due. Anzi, in tre. I No grandi navi che si oppongono, senza compromessi, al passaggio delle mega-imbarcazioni in Laguna. Il Gruppo 25 aprile, invece, ha debuttato pubblicamente ieri con la parata dei drappi sui palazzi del Canal Grande. Con lo slogan «Venezia è Laguna» affronta la questione chiedendo trasparenza, chiarezza e partecipazione della città alle decisioni. Qualche nome: Jane da Mosto (nuora di Ranieri da Mosto, nobile leghista, che a fine anni 90 offrì il suo Palazzo come sede del governo della Padania). Marco Gasparinetti (attivissimo nella raccolta di firme on line), l’artista Gigi Bon, Bianca d’Aosta, Iaia Coin, Francesca Bortolotto, proprietaria dell’hotel Bauer. Ieri sera, hanno festeggiato il successo della loro iniziativa ritrovandosi tutti al Teatro San Gallo.
Infine, i sostenitori della linea governativa, approvata nelle riunione del Comitatone dell’8 agosto, che hanno formato il gruppo «Venice Alive», lanciando una petizione. I membri promotori sono 4 ex sindaci di Venezia (Ugo Bergamo, Paolo Costa, Nereo Laroni, Mario Rigo), Agostino Cappelli e Caterina Frisone (Università IUAV), Cristiano Chiarot (sovrintendente della Fenice), Davide Croff (ex presidente della Biennale), Mara Manente (CISET), Giampietro Ravagnan (università Ca’ Foscari), Luigino Rossi (presidente Comitato italiano per la Salvaguardia di Venezia), Jerôme-François Zieseniss (Comité Français pour la Sauvegarde de Venise).
Marisa Fumagalli
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