Il nuovo Pil più «ricco» del 3,7% Dalle attività illegali 15,5 miliardi

Il nuovo Pil più «ricco» del 3,7% Dalle attività illegali 15,5 miliardi

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ROMA — Alla fine la famosa flessibilità sui parametri di Bruxelles potrebbe arrivare dalla revisione del Pil, il Prodotto interno lordo, che l’Istat sta facendo in questi giorni sulla base delle nuove regole europee. E dovrebbe valere intorno allo 0,2% dello stesso Pil, 3 miliardi di euro che l’Italia potrebbe spendere senza vedersi sventolare da Bruxelles quel «cartellino giallo» chiamato procedura di infrazione. Per il momento si tratta solo di un pronostico per il 2014, di una proiezione sulla base dei primi dati storici diffusi ieri dall’Istituto nazionale di statistica. E il governo minimizza. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi parla di «robetta per la crescita», il sottosegretario all’Economia Giovanni Legnini dice che «l’effetto complessivo del ricalcolo sarà positivo ma limitato». Ma perché per il momento siamo fermi ad un pronostico?
Ieri l’Istat ha ricalcolato il Pil del 2011, per la serie storica aggiornata fino al 2013 bisogna aspettare ancora un paio di settimane. Applicando le nuove regole, l’istituto di statistica ha tenuto conto anche di un pezzo dell’economia illegale (droga, prostituzione e contrabbando), considerato come investimenti le spese per ricerca, sviluppo e armamenti, e infine corretto alcuni parametri. Rispetto al vecchio metodo di calcolo, il Pil è cresciuto di 59 miliardi di euro, con un aumento del 3,7%. Un tasso di crescita da miracolo degli anni 60, che se fosse reale avrebbe risolto in un colpo solo tutti i nostri problemi. Le attività illegali che entrano nel calcolo valgono lo 0,9% del Pil: 10,5 miliardi di euro la droga, 3,5 la prostituzione, 300 milioni il contrabbando di sigarette, più un altro miliardo e spiccioli legati all’indotto dei tre settori. Aggiungendo a queste voci anche il nero, che veniva già conteggiato, viene fuori che la cosiddetta «economia non osservata» è pari al 12,4% del Pil. Una valore molto più basso rispetto alle stime che circolano da tempo: proprio ieri l’Ocse, che però si riferisce a tutte le attività illegali, ha indicato il 27%. Più del doppio.
Al di là della differenti interpretazioni, il Pil più alto che viene fuori dal ricalcolo aiuta l’Italia a rispettare i parametri europei, a partire dal rapporto deficit Pil. Se aumenta il Pil, anche il deficit può salire un po’. Ed è molto probabile che la stessa crescita virtuale vada applicata anche agli altri anni, compreso quello in corso. La novità più importante, però, riguarda proprio il calcolo del deficit. Anche per questa voce ci sono delle nuove regole europee da applicare. In sostanza non si tiene più conto dei cosiddetti swap . Non vanno più conteggiati come passività, cioè, gli interessi pagati dal ministero del Tesoro sui derivati utilizzati per coprirsi dai rischi del mestiere, come l’oscillazione dei cambi o dei tassi di interesse. Applicato al 2011 questo ricalcolo ci ha fatto «risparmiare» 1,8 miliardi di euro. Nel 2013 — il dato non è stato diffuso ieri dall’Istat ma era stato già studiato ad aprile — sarebbe stato ancora di più, circa 3 miliardi. Per il 2014 non si può ancora dire con certezza, anche perché i derivati sono strumenti volatili per definizione. Ma al momento le previsioni lasciano intravedere un risultato simile. Con il paradosso che l’Italia potrebbe tifare per un andamento negativo sugli swap , visto che un aumento degli interessi da pagare farebbe in realtà scendere il deficit, aprendo nuovi spazi di spesa.
C’è però un’altra voce di cui tenere conto. Sempre per il rispetto delle nuove regole di calcolo, l’Istat ha dovuto aggiornare la lista degli enti che fanno parte della pubblica amministrazione. Nell’elenco sono entrate organizzazioni che, pur essendo di diritto privato, lavorano quasi in esclusiva per lo Stato o non sono in regime di concorrenza. Si sono aggiunte, tra le altre, 35 federazioni sportive con l’eccezione della Figc, e la Consip, la società per gli acquisti della pubblica amministrazione. D’ora in avanti peseranno sul deficit e sul debito pubblico. Applicata al 2011 la norma ci ha fatto in realtà guadagnare, con un deficit sceso di mezzo miliardo di euro. Ma non è detto che negli anni successivi venga fuori lo stesso risultato.
Lorenzo Salvia



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