Il padre di Renzi indagato per bancarotta
GENOVA . Tiziano Renzi, padre del presidente del Consiglio, è indagato dalla procura di Genova: l’ipotesi d’accusa a carico dell’imprenditore fiorentino è di aver “svuotato” la sua ex società di distribuzione di quotidiani, Chil Post, svendendone un ramo d’azienda “sano” per appena 3800 euro alla srl Eventi 6 di proprietà della moglie Laura Bovoli e delle due figlie. Per questo motivo Tiziano Renzi martedì ha ricevuto, con la notifica di proroga delle indagini, l’avviso di garanzia per bancarotta fraudolenta. Tra i debiti trasferiti da una società all’altra e quindi salvati dal crac figura, a pagina 5 dell’atto di cessione, anche la voce “Tfr personale di Matteo Renzi: 28.326,91 euro”.
Il futuro premier era stato titolare di quote dell’azienda di famiglia dal 1998 al 2003 quando, dopo la sua candidatura alla Provincia, le aveva cedute ai genitori.
Era stato però assunto come dirigente e questo gli ha permesso di ottenere il versamento dei contributi. Pagati dall’azienda fino al 2004, quando venne eletto presidente della Provincia, e in seguito dallo Stato come stabilisce la legge per i lavoratori che vanno in aspettativa per ricoprire un incarico politico.
L’inchiesta di Genova è condotta dal procuratore aggiunto Nicola Piacente e dal pm Marco Airoldi. La Chil Post aveva sede legale a Genova dopo il trasferimento da Firenze cinque anni fa. Gli accertamenti giudiziari iniziano nei primi mesi del 2014, quando il curatore fallimentare Maurizio Civardi evidenzia nella relazione al giudice fallimentare (a maggio del 2013 si era tenuta l’udienza per l’esame dello stato passivo che ammontava a un milione e 125 mila euro) alcuni aspetti di rilievo penale. La procura inizia le indagini e sei mesi dopo, dovendo approfondire ancora alcuni aspetti, notifica l’avviso di garanzia a Tiziano Renzi e ad altre due persone: Antonello Gabelli, 52 anni, imprenditore di Alessandria, attuale amministratore della Chil Post, e Gianfranco Massone, 76 anni, socio nonché ultimo proprietario di tutte le quote rilevate da Tiziano Renzi. I sospetti dei pm riguardano soprattutto la cessione di una parte della Chil Post alla Eventi 6 di Laura Bovoli e delle due sorelle Renzi. L’ipotesi d’accusa è che la stima del valore della società sia stata tenuta volutamente bassa. Mentre nell’ormai “defunta” Chil Post sono rimasti debiti per oltre un milione. Tra i creditori anche il Credito Cooperativo di Pontassieve, paese dove il premier risiede. Il debito complessivo è di 496mila euro.
C’è un’altra vicenda giudiziaria che nei mesi scorsi ha “sfiorato” il premier. E’ il fascicolo aperto dalla procura di Firenze, a seguito di un esposto, sul caso dell’appartamento in cui da marzo 2011 a gennaio 2014 ha abitato Matteo Renzi, quando era sindaco, e il cui affitto sarebbe stato pagato dall’imprenditore suo amico Marco Carrai. Su questa indagine il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, rispondendo ieri ai giornalisti, ha spiegato: «Sono in corso accertamenti come su tutte le 50 mila notizie di reato che ci arrivano ogni anno».
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