Occupazione, verso il rinvio del vertice in Italia

Occupazione, verso il rinvio del vertice in Italia

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BRUXELLES — Diventa un caso il vertice dei 28 capi di Stato e di governo dell’Ue sul lavoro, che il premier Matteo Renzi aveva annunciato per il 6 o 7 ottobre in Italia nell’ambito del semestre di presidenza italiano e con l’appoggio del presidente francese François Hollande. Il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova e l’Eliseo hanno confermato le indiscrezioni, anticipate dal Corriere martedì scorso, sulla difficoltà di Palazzo Chigi nel rispettare la data prevista. Il governo italiano e quello francese hanno ammesso che il summit va verso il rinvio. Anche se Renzi, il ministro degli Esteri Federica Mogherini e il responsabile per le Politiche comunitarie Sandro Gozi, dopo aver constatato ieri la dimensione internazionale del caso, starebbero considerando un salvataggio in extremis per l’8 ottobre in modo da evitare conseguenze d’immagine negative per il semestre di presidenza italiana dell’Ue
Della Vedova, intervenendo nell’Europarlamento di Strasburgo, ha ufficializzato che nel governo di Roma si è stati «costretti a rinviare l’evento». Il portavoce del governo francese Stephane Le Foll ha precisato che questo vertice «sul lavoro, in particolare sull’occupazione giovanile», considerato un «prolungamento» di quelli tenuti recentemente a Berlino e a Parigi, è stato rinviato dall’Italia «per motivi di agenda e di calendario» della presidenza Ue. Le Foll ha escluso che lo slittamento possa essere considerato «una disfatta» di Hollande e Renzi perché «non ci sono altre ragioni se non la difficoltà a incastrare tutti gli appuntamenti». Fonti di Palazzo Chigi e dell’Eliseo hanno poi fatto sapere che il vertice dovrebbe essere organizzato comunque nel semestre italiano, cioè entro il dicembre prossimo.
Della Vedova ha sostenuto che «l’ultimo Consiglio europeo ha salutato con soddisfazione la nostra intenzione di organizzare un vertice sull’occupazione, specialmente quella giovanile». Ma, dopo la conferma dello slittamento senza data, a Bruxelles hanno ripreso a circolare le voci su un boicottaggio concertato proprio nel summit del 30 agosto scorso dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e da leader di altri Paesi membri del Nord contro Italia e Francia. Un retroscena che quel giorno era stato marginalizzato dalle nomine di Mogherini a del polacco Donald Tusk rispettivamente ad Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue e a presidente stabile del Consiglio dei 28 governi. In sostanza Merkel si sarebbe impegnata a far bocciare la proposta di Renzi e Hollande sul summit di ottobre in Italia, che inizialmente metteva in agenda crescita, investimenti e occupazione.
La leader dei Paesi del Nord, sostenitori del rigore finanziario nei conti pubblici, non avrebbe voluto offrire un palcoscenico europeo all’asse italofrancese, che guida gli Stati membri promotori di maggiore flessibilità nel rispetto dei vincoli Ue sui bilanci nazionali per avere più margini negli investimenti pubblici orientati a creare sviluppo. Merkel sarebbe stata poi convinta dal suo fidato presidente uscente del Consiglio, il belga Herman Van Rompuy, a far eliminare dalla proposta italo-francese solo la crescita e gli investimenti. Varie fonti malignarono informalmente che Van Rompuy garantiva come depotenziato in partenza il vertice in Italia sull’occupazione perché avrebbe avuto in agenda di fatto solo il già noto progetto di «Garanzia per i giovani»: tra l’altro in un ottobre dove risultano programmati il summit Asem a Milano tra i leader dell’Ue e dell’Asia (il 16 e 17) e il Consiglio Ue a Bruxelles ( 23 e 24) incentrato proprio sulle politiche economiche anticrisi.
Anche l’Ecofin dei ministri finanziari di sabato scorso a Milano, presieduto dal responsabile dell’Economia Pier Carlo Padoan, non ha prodotto gli attesi annunci di nuovi investimenti Ue per la crescita, che avrebbero aiutato Palazzo Chigi e l’Eliseo a bilanciare le notizie negative sugli indicatori macroeconomici e sul rispetto dei vincoli di bilancio. Germania, Finlandia e Olanda, insieme ai vertici della Commissione europea e del Consiglio, potrebbero avere interesse a impedire a Italia e Francia di ottenere consensi popolari anti-Bruxelles in grado di aiutarle a respingere le richieste di misure di austerità e di riforme strutturali per il risanamento dei conti pubblici. In ogni caso Renzi , dopo la vittoria per la nomina di Mogherini ad Alto rappresentante, va incontro al rischio di un primo flop nel semestre di presidenza, da condividere con la stessa responsabile della Farnesina e con il fidato Gozi. Anche se, proprio i clamori sul caso del vertice in Italia sul lavoro, potrebbero convincerlo ad alzare di nuovo la voce contro le manovre e l’invadenza di Bruxelles.
Ivo Caizzi



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