La Nato sfida Mosca cinque basi a Est Putin: pace a rischio
NEWPORT. LA RUSSIA minaccia la pace in Europa, la Nato risponde unita: difenderemo i nostri alleati dell’Est». Barack Obama conclude il vertice di Newport nel Galles annunciando l’inizio di un riarmo sul fronte orientale, come reazione all’aggressione contro l’Ucraina. «L’Alleanza atlantica è più indispensabile che mai, le sue missioni cambiano».
«OGGI i pericoli tornano a essere alle frontiere dell’Europa». Sono pronte altre sanzioni economiche, e c’è il via libera definitivo per la creazione di cinque basi militari nei paesi dell’Est: ospiteranno una nuova forza d’intervento rapida. «La Russia deve sapere — dice il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen — che se attacca uno di questi Paesi, colpisce l’intera Nato». Se Vladimir Putin volesse ripetere la politica dell’intimidazione e dell’invasione, se dopo l’Ucraina minacciasse l’Estonia o la Polonia, si troverà di fronte anche militari inglesi, aerei americani e tedeschi.
Riassumendo le conclusioni unanimi del summit, il presidente americano ricorda che «l’articolo 5 del Trattato atlantico ci impone un dovere solenne: qualora venisse attaccato uno solo di noi, tutti risponderanno ». Le misure decise sono rivolte a rassicurare Polonia, Paesi Baltici, Romania: tutti gli ex-satelliti dell’Unione sovietica entrati a far parte della Nato dopo la caduta del Muro di Berlino, che oggi sono in prima linea di fronte all’espansionismo della Russia. La crisi ucraina provoca così la prima risposta di tipo militare. «Abbiamo dato il via — annuncia Obama — a un “Readiness Action Plan” (piano per essere pronti ad entrare in azione, ndr), e alla costituzione di una “Highly Rapid Response Force” (Forza di reazione rapida, ndr ). Tutti i 28 paesi membri sono pronti a sostenere questo nuovo sforzo con un aumento dei propri investimenti nella difesa, fino a raggiungere il 2% del Pil». Il dispositivo rapido, «una forza capace di viaggiare leggera e colpire duro», avrà una base permanente in Polonia o in Romania; avrà delle strutture logistiche e arsenali di armi nei Paesi Baltici. «Inoltre noi continuiamo a tempo indeterminato — dice Obama — le operazioni di pattugliamento aereo e navale, dal Baltico al Mar Nero. Presto seguiranno le truppe di terra». Il premier inglese David Cameron già assegna un numero allo sforzo militare britannico: Londra contribuirà con 3.500 soldati. Alcuni sono impegnati nelle manovre a rotazione. 1.000 militari inglesi resteranno a far parte della forza permanente di
rapido intervento, che avrà 5.000 soldati in tutto.
È una svolta, di fatto cancella il Testo del 1997 (Founding Act) che aveva rifondato lo statuto Nato, offrendo alla Russia (a quei tempi sotto la presidenza di Boris Eltsin) l’impegno a non creare basi militari permanenti nei nuovi Stati membri venuti dall’ex Patto di Varsavia. «È la Russia ad avere calpestato quel patto — dice Rasmussen — perché il Founding Act prevedeva il divieto di stazionare truppe alle frontiere, e di violare la sovranità territoriale di altri paesi ». Putin reagisce duramente alle conclusioni del summit di Newport. Per Mosca la creazione della nuova forza rapida Nato ai confini con la Russia «accresce la tensione in Europa e mette la pace a rischio». La guerra in Ucraina secondo il governo russo «è un pretesto per attuare un’operazione che la Nato aveva da tempo nei suoi piani». Ma Angela Merkel sostiene la linea atlantica senza esitazioni: «È Mosca ad avere violato tutti gli accordi del passato».
Sulle sanzioni economiche invece si confermano le differenze tra gli Stati Uniti e i partner europei della Nato. In particolare, sul modo di condizionare questa nuova ondata di misure economiche alla tregua in Ucraina. «Stati Uniti ed Europa sono pronti con le nuove sanzioni, le stiamo mettendo a punto nei dettagli finali», dice Obama. Lui stesso però ammette un diverso approccio: «Per me queste sanzioni devono scattare subito, salvo revocarle qualora sul terreno la tregua sia rispettata davvero. Sono pieno di speranze su quella tregua ma resto scettico, sulla base dell’esperienza passata ». L’Europa ha un approccio diverso. Come ha spiegato Matteo Renzi, devono passare 72 ore per la comunicazione delle sanzioni agli Stati membri; la loro effettiva applicazione implica tempi ancora più lunghi. Alcuni governi europei vorrebbero usare queste dilazioni per sospendere di fatto le sanzioni, nel mentre si verifica quel che accade in Ucraina.
Quanto possono essere efficaci le nuove sanzioni economiche, in aggiunta a quelle già varate nei mesi scorsi? Obama professa ottimismo: «Stanno danneggiando seriamente l’economia russa, fughe di capitali, svalutazione della moneta, crisi dell’export. Se Putin si rassegna a una tregua, sarà perché le sanzioni hanno funzionato». La Merkel è più pessimista, la sua diagnosi della situazione è severa: Putin dal suo punto di vista ha già vinto, in Crimea e in Ucraina ha realizzato quelle conquiste territoriali che voleva, e poiché l’Occidente non dispone di un’opzione militare in quei paesi, la partita si sta chiudendo in suo favore a prescindere dai disagi economici sofferti dalla popolazione russa. Lo stesso Obama peraltro era partito da Washington facendo una
constatazione realistica: «Non ci sarà una guerra Usa-Russia per l’Ucraina».
L’articolo 5 vale solo per i membri della Nato. Che ora appare improvvisamente come un porto sicuro, un’ancora di salvezza. Da Newport arriva anche la conferma che due paesi un tempo neutrali, Svezia e Finlandia, per il timore dell’espansionismo russo ora stringono un rapporto più forte con la Nato. E l’Alleanza, annuncia Obama, «rimane aperta a nuove adesioni, oltre ad assistere i paesi partner come la Georgia e la Moldovia ». Anche verso Kiev partiranno aiuti militari: ma saranno gli ucraini a doverli usare da soli, per combattere e difendersi, se la tregua dovesse rivelarsi un’illusione.
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Zygmunt Bauman, L’Europa è un’avventura (il manifesto, 26 ottobre 2006)