Il processo contro GlaxoSmithKline è stato reso noto per la prima volta alla metà del 2013: si è sviluppato sulle indagini attorno a un sistema di corruzione grazie al quale la società britannica, attraverso a un ampio uso di tangenti a medici e funzionari, voleva aumentare le vendite delle sue medicine e dei suoi macchinari agli ospedali pubblici. Secondo alcune informazioni diffuse a maggio scorso da fonti cinesi, questo sistema illegale avrebbe permesso profitti per 150 milioni di dollari. GlaxoSmithKline, scrive Associated Press[2], avrebbe sfruttato la presenza di un sistema sanitario cinese ancora molto debole, che i leader del Partito Comunista Cinese – partito al governo, nonché l’unico permesso in Cina – hanno promesso di migliorare.
GlaxoSmithKline ha detto[3] di avere collaborato con le autorità cinesi durante le indagini: «Le attività illegali di GSKCI [GSK China Investment Co. Ltd.] sono una chiara violazione della governance e delle regole di GSK, e sono del tutto in contrasto con i valori e con gli standard che ci si aspetta dagli impiegati di GSK». L’azienda ha pubblicato anche una dichiarazione sul suo sito chiedendo «sinceramente scusa ai pazienti, ai medici e agli ospedali cinesi, e al governo e alla popolazione cinese».