L’iraniano Zarif: “Contro l’Isis una coalizione di pentiti”
«Quella che l’America sta mettendo insieme per combattere l’Isis è la coalizione dei pentiti, perché intorno al tavolo non c’è un solo Paese che non abbia contribuito in qualche modo a far nascere questo gruppo terroristico». Il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif prende in giro Washington e i suoi alleati, intervenendo al Council on Foreign Relations di New York in occasione della ripresa dei negoziati sul problema nucleare, ma in realtà sta spiegando la linea di Teheran per debellare la minaccia: «I raid aerei, le azioni militari, non basteranno. Per sconfiggere l’Isis è necessario che i Paesi arabi responsabili di averlo finanziato, aiutato e incitato, decidano davvero di abbandonarlo. Hanno creato un mostro che si è rivoltato contro loro stessi». Zarif condivide l’analisi del presidente Obama, secondo cui «l’Isis non è uno stato e non è islamico». Considera la sua nascita «un effetto delle dinamiche messe in moto dall’occupazione straniera in Iraq», sfruttato poi da chi voleva usarlo contro Assad. Non crede al contrario, invece, è cioè che Assad abbia favorito l’ascesa del gruppo terroristico come elemento per bilanciare l’opposizione moderata del Free Syrian Army: «Se crediamo a questo, allora c’è anche chi dice che gli Usa hanno creato l’Isis». Zarif non è contrario ai raid americani in Iraq «se a chiederli è stato davvero il governo iracheno». Non li accetta nel caso della Siria, però, perché Assad non ha dato il via libera e sollecita un’intesa col rais: «Se non ci fosse stato lui, ora al-Baghdadi governava la regione da Damasco». Quanto alla collaborazione richiesta e negata agli americani, «noi daremo il nostro sostegno, e gli Usa il loro. Poi toccherà al governo iracheno coordinare gli aiuti, perché sono gli iracheni che devono sconfiggere l’Isis». Sul nucleare ritiene possibile un accordo, magari dopo la scadenza di fine novembre, a un patto: «Gli Usa devono capire che le sanzioni non servono. Fanno soffrire il nostro popolo, ma prima avevamo 200 centrifughe e ora 19.000. Fatevi il conto a ditemi se vi è convenuto»
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