by redazione | 23 Settembre 2014 9:05
Irriformabile « Job’s Death » nella periferia del Polesine, il lembo più lontano e meno considerato dell’ormai ex «mitico Nord Est». Il lavoro tutt’altro che sicuro ammazza davvero: quattro morti più un ricoverato in gravi condizioni e un vigile del fuoco ferito. È il bilancio della strage all’interno della Co.Im.Po. Srl in via America 7 nella frazione Ca’ Emo.
Vite spezzate da un micidiale cocktail chimico e dal mancato rispetto delle norme di salvaguardia: davanti alla grande vasca all’aria aperta (30 metri per 40) dell’impianto di trattamento dei reflui ieri mattina intorno alle 10 c’erano gli operai con l’uomo che aveva appena parcheggiato un’autocisterna. Tutti senza la maschera di protezione e, forse, abituati a manovrare senza l’«incubo» del rispetto della legge 626. Così è stato versato acido solforico che ha reagito con l’ammoniaca, sprigionando vapori letali. Uno è svenuto immediatamente. Gli altri lo hanno inutilmente soccorso. Nemmeno chi è poi riuscito ad allontanarsi ha guadagnato la salvezza: lo hanno trovato morto, come gli altri tre, ad un centinaio di metri di distanza dall’incidente sul lavoro.
Le vittime sono dipendenti della Co.Im.Po.: Nicolò Bellato, 28 anni, e Paolo Valesella, 53 anni, di Adria, con Marco Berti, 47 anni, di Campolongo Maggiore. Nello stesso paese del Veneziano abitava anche Giuseppe Valdan, 47 anni, l’autista esterno. Un quinto operaio quarantenne è stato ricoverato all’ospedale di Adria in prognosi riservata, mentre l’altro ferito ha ricevuto le cure del caso a Rovigo. Una tragedia che pietrifica la cittadina di 20 mila abitanti e 37 frazioni, quasi sospesa a metà fra la laguna e Rovigo. Ma il pubblico ministero Sabrina Duò nutre pochi dubbi dopo i sopralluoghi, in vista dell’apertura della vera e propria inchiesta della Procura della Repubblica: «Risultano evidenti anche ad una prima analisi i problemi di sicurezza all’interno della Co.Im.Po. Sembrerebbe che qui qualcosa non sia stato rispettato sotto il profilo del ciclo di produzione». E dal comandante dei vigili del fuoco arrivano ulteriori conferme. «C’è stata una errata manovra nel processo di lavorazione che l’azienda effettuava per trattare questo genere di reflui industriali. Ha comportato la nube tossica di anidride solforosa: nessuna esplosione né altre conseguenze all’esterno dell’impianto» afferma Girolamo Bentivoglio. L’Arpav (intervenuta sul posto con carabinieri, sanitari e vigili del fuoco) ha attivato i controlli con le centraline mobili che hanno dato sostanzialmente esito negativo per ciò che riguarda gli effetti nell’area circostante. Ha già proclamato il lutto cittadino Massimo «Bobo» Barbujani, il sindaco sostenuto da Forza Italia, Ncd e Fratelli d’Italia, che dovrà mettere in conto nuove polemiche con Michela Grotto (consigliera comunale M5S) più che con il Pd.
La strage di Adria, inevitabilmente, riporta sotto i riflettori il destino del Polesine stretto nella morsa sussidiaria delle lobby bipartisan che sovrintendono al «ciclo» dello smaltimento dei rifiuti industriali, gestiscono i flussi dei finanziamenti di Bruxelles fin dall’epoca del clamoroso crack Eurobic (oltre 2 miliardi di lire di buco nel bilancio 2000) e spianano la strada alle grandi opere, ultima la Orte-Mestre naturalmente in project financing.
Ora la parola passa alla magistratura che ipotizza il reato di omicidio colposo plurimo. La Procura dovrà chiarire, nei dettagli e nelle responsabilità penali, ciò che è accaduto nello spazio di lavoro fra la vasca e l’autocisterna. Già oggi sono in programma ulteriori accertamenti all’interno della Co.Im.Po. con il fascicolo d’inchiesta che attende i rapporti ufficiali di tutti. Poi un’ulteriore elemento di verità verrà dalle autopsie, non solo per poter ricostruire definitivamente la dinamica dell’incidente e le tracce dei componenti della «bomba chimica» innescata nel trattamento dei reflui. La Procura in particolare mira ad accertare errori o omissioni durante le procedure, ma soprattutto se davvero siano state seguite le prescrizioni in materia di sicurezza sul lavoro all’interno della Co.Im.Po. che si occupa del trattamento di rifiuti industriali.
La strage di Adria ha scosso Napolitano: ha affidato al prefetto di Rovigo di esprimere ai familiari delle quattro vittime i sentimenti di partecipe cordoglio del presidente della Repubblica. Per Cgil, Cisl e Uil di Rovigo è «un evento inaccettabile, che ancora una volta lega il lavoro alla tragica attualità. Ricorda ancora una volta quanto la priorità del legislatore e del governo dovrebbe mantenersi vigile e costante più sul versante delle tutele e delle regole di rafforzamento del diritto del lavoro e non alla loro riduzione». Infine, il governatore leghista Luca Zaia: «Onestamente debbo dire che non ci aspettavamo un incidente sul lavoro come questo, perché il Veneto è conosciuto ed apprezzato come una regione sicura. Questa è tra le più devastanti tragedie che il Veneto ha subìto».
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