A italiani e spagnoli metà dei fondi Bce

by redazione | 19 Settembre 2014 9:26

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MILANO — La prima asta dei prestiti «Tltro» — cioè l’assegnazione di liquidità a basso costo dalla Bce alle banche per stimolare i finanziamenti all’economia reale — si è fermata a quota 82,6 miliardi di euro, meno delle stime del mercato di circa 150 miliardi. Gli istituti dei Paesi più in difficoltà come Italia e Spagna hanno fatto la parte del leone: gli italiani hanno preso 23 miliardi, pari al 28% del totale, quelli spagnoli circa 15 miliardi (17,8%). Unicredit ha ricevuto 7,75 miliardi, Intesa Sanpaolo 4, Mps 3, Bper 2, Iccrea 2,24 (per conto di 190 Bcc), Banco Popolare 1, Creval 1, Credem 735 milioni, Carige 700, Mediobanca 570, Pop Sondrio 350. In Spagna Banco Sabadell ha preso 3,6 miliardi. In totale hanno aderito 255 banche su 382 aventi diritto. Il programma ha coinvolto in misura minore gli istituti dei Paesi più forti dell’eurozona: in Francia ha aderito SocGen, in Olanda Ing e Abn Amro.
Sono varie le interpretazioni sul perché sia stata limitata rispetto alle attese l’adesione all’asta, la prima delle due fissate per il 2014 (la seconda è l’11 dicembre) per massimi 400 miliardi. In totale sono previsti otto finanziamenti a tasso agevolato (lo 0,15% fisso per quattro anni) che si ripeterà fino a giugno 2016, che potrebbero far erogare alla Bce fino a mille miliardi.
Per gli analisti della banca tedesca NordLb il dato «dimostra che la Bce non fa passi avanti con la sua strategia. Il problema potrebbe peggiorare se anche il previsto acquisto di titoli Abs e covered bond non potesse avere luogo nei volumi desiderati. Sono aumentate, quindi, le probabilità che la Bce debba varare un vero “quantitative easing”», cioè un riacquisto diretto di titoli (soprattutto di Stato) da parte dell’Eurotower, una misura cui proprio la Germania è contraria. Il programma completo di stimolo monetario all’economia deciso dal presidente della Bce, Mario Draghi, prevede di espandere il bilancio della banca centrale da 2 a 3 mila miliardi.
Altre letture invece suggeriscono «cautela» nel giudicare negativamente l’asta, come ha fatto il membro del comitato esecutivo della Bce, Peter Praet. Innanzitutto molte banche sfrutteranno l’asta di dicembre, come Intesa (prenderà 9 miliardi) Mps (altri 3 a dicembre), Banco Popolare o Ubi. Non a caso il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha detto di attendersi 37 miliardi ma entro dicembre. Ieri avrebbero giocato nella scelta delle banche aspetti organizzativi — le domande andavano presentate entro il 28 agosto quando ancora i tassi non erano stati tagliati — e la volontà di attendere i risultati dell’esame della Bce (asset quality review e stress test) per decidere la politica di funding per i mesi a venire sulla base della certificazione del proprio stato di salute. C’è anche interesse a sfruttare fino a dicembre le aste settimanali e a tre mesi della Bce, anch’esse a tasso vicino allo zero. Per Praet dunque «un giudizio complessivo sulle misure per fornire liquidità al sistema potrà essere dato soltanto quando verrà implementato tutto il pacchetto» deciso dalla Bce.
Fabrizio Massaro

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