«Italia, obiettivi a rischio sui conti» La spinta per gli investimenti

«Italia, obiettivi a rischio sui conti» La spinta per gli investimenti

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MILANO — Sono tutti d’accordo: senza investimenti non ci può essere crescita. Ieri lo hanno detto e ripetuto, nel corso del convegno dell’Eurofi, il think-tank presieduto da Jacques De Laroisiere, nell’ordine il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan e, a chiusura di giornata, il presidente della Bce, Mario Draghi. «Gli investimenti sono una delle vittime illustri di questa crisi» ma «non ci sarà ripresa sostenibile finché la situazione non cambierà», ha affermato il numero uno dell’Eurotower rimarcando l’urgenza di agire per ribaltare il quadro economico caratterizzato da «bassa inflazione, bassa crescita, alto debito e alta disoccupazione». E di agire nel solo modo possibile: facendo procedere «di pari passo» le politiche strutturali, di bilancio e monetarie.
Lo scenario economico, accennato da Draghi, soffoca l’Europa intera ma penalizza più di altri alcuni paesi, tra cui l’Italia su cui ieri si sono indirizzati gli strali degli economisti della Bce. Il bollettino mensile dell’istituto di Francoforte infatti mette in dubbio che il nostro Paese riesca a raggiungere l’obiettivo di un deficit al 2,6% del Pil (Prodotto interno lordo) nel 2014, «soprattutto dopo che il quadro economico è risultato peggiore del previsto». In futuro, si legge ancora nel bollettino che sottolinea anche come per l’intera Eurozona i rischi per le prospettive economico continuano ad essere orientate al ribasso — «è importante che l’Italia rafforzi ulteriormente la posizione della politica di bilancio così da adempiere alle norme del Patto di stabilità e di crescita, in particolare per quanto riguarda la riduzione del rapporto debito pubblico/Pil».
«Un deciso incremento degli investimenti è essenziale per portare l’inflazione in maggiore prossimità dei livelli auspicati, per stimolare l’economia e per ridurre la disoccupazione» ha affermato Draghi che ha citato come esempio positivo la Spagna. Anche per il governatore Visco non ci sono alternative: «Bisogna crescere di più» ha sostenuto commentando le analisi di Francoforte. «La componente di attenzione alla solidità di bilancio è importante, bisogna garantirla, ma ovviamente con tutta la capacità di capire che cosa si finanzia, cioè finanziare gli investimenti e ridurre le spese correnti» ha spiegato. Per Visco, che considera la ripresa degli investimenti «cruciale», la politica monetaria e le riforme sono le chiavi per affrontare la situazione. Per promuovere gli investimenti bisogna anche migliorare l’accesso al credito, ha detto, indicando quattro priorità: riduzione del costo del capitale; rilancio delle cartolarizzazioni; sviluppo di fonti di finanziamento sul mercato dei capitali; investimenti nelle infrastrutture».
Non nasconde la sua preoccupazione per i dati più recenti sull’economia il ministro Padoan che, ha detto, sono stati deludenti ancora una volta. Il fatto è che, ha sostenuto nel suo intervento all’Eurofin, probabilmente non si è capito che lo scenario è cambiato in modo così radicale da richiedere un cambiamento di approccio. L’Europa infatti, ha spiegato il ministro, ha reagito alla crisi del 2007 con un consistente sforzo nel consolidamento di bilancio raggiungendo importanti risultati che vanno preservati. Il passo successivo, ha proseguito, ha riguardato la riduzione della frammentazione dei mercati finanziari, producendo l’unione bancaria. I test sul sistema bancario europeo aumenteranno la fiducia nella stabilità del nostro sistema finanziario, ha aggiunto.
Che cosa manca, dunque? Secondo Padoan manca uno sforzo per la crescita e l’occupazione. Dobbiamo, ha ribadito, mettere l’Europa su un percorso di crescita sostenuto e duraturo. Bisogna dunque coordinare l’azione tra i vari paesi ed è in tale ottica che l’Italia, in questo suo semestre di presidenza del Consiglio europeo, ha proposto una strategia basata su 3 pilastri: migliore integrazione del mercato interno, per realizzare un mercato veramente unico in molti settori; riforme strutturali, con un migliore monitoraggio delle iniziative nazionali, anche con strumenti di riferimento, combinati alle raccomandazioni specifiche per paese; investimenti, che al tempo stesso costituiscono un contributo alla domanda ma anche un cambiamento strutturale sul lato dell’offerta, soprattutto se si ottiene il bilanciamento tra investimenti privati e pubblici. Dobbiamo intervenire su due fronti, ha quindi affermato il ministro: fare in modo che le aziende abbiano maggiore convenienza ad investire riducendo gli ostacoli, e introdurre regole che consentono un’innovazione negli strumenti disponibili, a cominciare dalle cartolarizzazioni, per finanziare le imprese. Anche quelle piccole e medie per le quali si potrebbe arrivare a regole comuni per esempio sui mini bond. Si tratta di proposte che saranno al centro del dibattito dell’Ecofin che si apre stasera.



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